Anastasia Shik, la fotografia come riparo e mezzo di espressione

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“Credo di non essere solo una fotografa, sono un’artista. Ora so cosa sono, cosa sto facendo, so cosa sto fotografando, mi diverto e lo dico al mondo. QUESTO SONO IO”. Anastasia Shik

Anastasia Shik ha una vita difficile. A causa delle sue esperienze personali e della mancanza di una presenza significativa nella sua vita non ha potuto ricevere tutto l’aiuto e il supporto adeguato che una bambina dovrebbe avere. Anche per questo l’arte è diventata una fonte per esplorare se stessa ed esprimersi. Fin da ragazza ha sempre amato i lavori manuali, il disegno e anche cantare.
É una sopravvissuta agli abusi sui minori e all’abbandono, ha vissuto alcuni anni in convitto di una scuola in Russia. Tutto ciò le ha creato dei problemi con le emozioni e con le scelta da fare durante la sua crescita.
Fin dalla sua adolescenza, Anastasia Shik, si è interessata alla fotografia. Si sentivo potente e sicura dietro la macchina fotografica, mentre poteva esprimere la sua visione interiore del mondo.
Quando ha dovuto affrontare grandi cambiamenti e si è trovata ad affrontare i suoi miei ricordi d’infanzia, ha iniziato a fotografare bambini piccoli, compresi i suoi tre ragazzini. Le foto erano buone e forti, ma tutto ciò è stata soprattutto una grande sfida emotiva per Anastasia. Questo le ha dato una grande spinta a riscoprire la sua personale visione artistica e il suo percorso nella fotografia e abbracciarla completamente.
La sessualità è un tema a cui si è appassionata in quanto, come lei stessa ci dice, “è un tema che trovo attraente e confuso allo stesso tempo. La vedevo come una fonte di grande potere ma che può anche essere fragile e distruttivo”.
Se chiedi ad Anastasia Shik di descrivere le sue foto, le ti risponderà di trovarle foto “inquietanti”, ma che lasciano mai indifferenti.