Barbara Cannizzaro nasce e vive a Roma, dove ha studiato presso le Officine Fotografiche e il Centro di Fotografia Sperimentale Adams di Roma.
É fotografa, educatrice e assistente sociale.
In fotografia utilizza spesso l’autoritratto non come gesto egocentrico, come descrizione e raffigurazione sterile di se stessa ma come veicolo di espressione e liberazione di stati d’ animo e pensieri.
Ama, inoltre, fotografare le donne nella loro semplicità e unicità, il ritratto ‘sbagliato’, fuori dagli schemi e dai canoni classici. Studia ed elaboro progetti che abbiano come protagoniste donne normali (ma cos’è poi la normalità?) senza dar peso alla perfezione del corpo, all’omologazione che ci rende tutti vuoti e infelici.
Scegli temi sociali e di valenza emotiva e psicologica per rendere la sua fotografia di concreto aiuto e possibile sostegno a chi ne fruisce.
Ha ideato e realizzato diversi progetti sui disturbi alimentari(uno in collaborazione con l’agenzia di moda inclusiva Imperfettaproject), body shaming e body positive, rielaborazione del sé dopo gravi malattie.
Ha iniziato da qualche mese “Vite Imperfette”, un progetto a lunga scadenza che la vedrà in giro per l’Italia per raccontare il quotidiano delle modelle e dei modelli non conformi(muse di Imperfettaproject, ma non solo).
Ha vinto diversi premi nazionali ed esposto in gallerie nazionali ed internazionali (Paratissima Torino, T.A.G. Roma, Camera Torino, Praga photo,circuito off di Paris photo, Kromart Gallery Roma, premio nazionale IgersItalia 2023), Ho partecipato al Ricarica foto festival di Sustinente nel 2022, fa parte dell’organizzazione della seconda ed. 2024 del Ricarica foto Festival.
I suoi studi di base come assistente sociale e la sua naturale predisposizione verso gli altri e verso l’animo umano l’hanno fatta avvicinare al mondo della fotografia terapeutica.
Nel giugno 2022 ha conseguito un master in fotografia terapeutica presso l’ Ass.ne NetFo di A.Turchetti.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Barbara Cannizzaro per la nostra rubrica T-Squirt Incontra. La stessa Barbara ci ha onorato di alcuni suoi scatti con alcune delle nostre t-shirt by T-Squirt.
Ora lascio spazio a lei e alle sue parole. Buona lettura e buona visione.
Ciao Barbara e grazie di cuore per aver accettato di partecipare al nostro T-Squirt Incontra. E grazie ovviamente anche per le splendide foto che hai realizzato per noi. Iniziamo quest’intervista dai tuoi inizi, anzi ancora prima. Come nasce la tua passione per la fotografia?
Ciao e grazie a voi per avermi invitata, realizzare gli scatti con le vostre fantastiche magliette è stato molto divertente. Allora, come nasce la mia passione. Dunque, non è facile dirlo. Perché se da piccola passavo ore a guardare gli album di famiglia(ho foto famigliari che risalgono ai primi del ‘900)e saltuariamente da ragazzina passeggiavo per Roma da sola con la macchina fotografica fotografando tutto ciò che mi incuriosiva, seriamente e per puro caso ho iniziato circa 9 anni fa. in pratica con l’iscrizione a Ig mi sono accorta che quel mondo di immagini mi attraeva moltissimo, e da lì passo dopo passo eccomi.
Ora si, parliamo dei tuoi inizi. Hai studiato presso le Officine Fotografiche di Roma e il Centro di Fotografia Sperimentale Adams di Roma. Quanto importante è stato per te questo percorso formativo? In cosa ti ha arricchito?
La preparazione a Officine e al C.S.F. è stato fondamentale. Infatti dopo aver acquisito la tecnica attraverso corsi individuali avevo la necessità, il desiderio di capire cosa mi piacesse, quale fosse la mia direzione, e dovevo farlo con l’aiuto di professionisti e veri conoscitori dei generi che attiravano la mia curiosità. Inoltre lo scambio umano ed esperienziale con gli insegnanti e con gli altri studenti è sempre arricchente.
Quali sono stati i tuoi primi progetti fotografici?
Ho iniziato con la street, che amo, ma i primi progetti riguardano l’autoritratto. Da subito ho avuto la necessità di volgere l’obiettivo verso di me; è stato un gesto, direi, istintivo.
Utilizzi spesso l’autoscatto. Quanto c’è di terapeutico in questo e questo di ricerca estetica di un determinato scatto che solo da sola puoi fare?
L’autoritratto è terapia. La preparazione del setting, lo stato d’animo, l’impostazione della macchina fotografica.. tutto concorre alla cura. Tutto è introspezione, un momento intimo solo mio in cui posso raccontare i miei pensieri/emozioni, nel modo che voglio. La ricerca estetica c’è sempre, ma sempre è finalizzata al messaggio: non scatto mai a caso, non ne sono capace.
Ami fotografare le donne che non si riconoscono, o non vengono riconosciute, in quelli che sono solitamente i parametri convenzionali di bellezza. Solo su questa premessa ne potremmo parlare per ore, ma in sintesi, cosa ti deve rapire di un soggetto per essere immortalato da te?
La sua normalità, semplicità, naturalezza. Non amo e non cerco l’artefatto. La bellezza è nella verità
La tua fotografia è anche, forse soprattutto, sociale. Hai realizzato progetti sui disturbi alimentari, sul body shaming e body positive, sulla rielaborazione del sé dopo gravi malattie. Come approcci a questo tipo di fotografia e quale messaggio ti piace veicolare con le tue foto?
É una spinta naturale verso l’altro la mia predisposizione, empatia.. non so esattamente ma è così da sempre. Sono un’assistente sociale e anche se la vita mi ha portata su altre strade, dentro di me il bisogno di aiutare, ascoltare è rimasto. Inevitabilmente questo bisogno si è trasformato in progetti fotografici di natura sociale, nulla ha un impatto forte come il medium fotografico ed io sono convinta che va utilizzato sensatamente e utilmente.
Parlando più strettamente a livello tecnico e visivo delle tue foto, abbracci stili diversi. Il colore e il bianco e nero. Foto in esterno e in interno. Diversa tipologia di sfumature di colori. Visitando il tuo account Instagram e ammirando il tuo feed, chi lo visita viene immerso in una moltitudine fantastica di visioni diverse da loro ma coerenti nella loro sensibilità. Come scegli il modo in cui fotografare? Più cuore o studio preventivo dello shooting?
Tutto questo perché le persone sono diverse, ogni incontro è diverso, ogni persona deve avere un suo personale modo di essere rappresentata. Non esiste uno studio preventivo, posso avere delle idee certo, ma poi potrei travolgere tutto se non le sento in sintonia con la persona che ho davanti. Non sono shooting i miei, sono scambi, incontri, collaborazioni, atti di fiducia.
A proposito di social, qual è il tuo rapporto con queste piattaforme? Mai avuto problemi di censura?
I social..ahhh…che fatica. Li uso per necessità, a tratti per divertimento, di solito alla ricerca di artisti da cui trarre ispirazione. Ma il rapporto è conflittuale da sempre, le rigide regole dei social mal si adattano alla mia visione di ciò che andrebbe mostrato, di ciò che è arte. La censura come blocco o eliminazione di una foto mai, ma da anni sono in shadowban, quindi le mie foto restano spesso alla fine del feed e il mio profilo resta sospeso come in un limbo… pazienza.
Ci sono fotografe o fotografi che ami particolarmente? Magari a cui ti sei ispirata o semplicemente ne ammiri il lavoro.
Amo le auto ritrattiste, contemporanee e passate, loro sono state il mio primo sguardo verso l’esterno, mi hanno illuminata diciamo. Ma seguo appassionatamente i grandi dello street, del reportage, del ritratto senza distinzione.. da ognuno imparo qualcosa di prezioso.
Da qualche mese hai iniziato il progetto “Vite Imperfette. Di cosa si tratta?
Vite Imperfette, il mio progetto a lungo termine che mi sta regalando tanto dal punto di vista artistico e, soprattutto, emotivo e relazionale: da luglio scorso ho iniziato il mio “pellegrinaggio” per l’Italia: incontro e fotografo donne(ma presto ci saranno anche protagonisti) con una storia importante, visibile o invisibile, da raccontare. Non sono assolutamente shooting, non c’è nulla di preparato, di deciso. C’è uno scambio, una conoscenza a distanza, fatta di telefonate e e mail utili a farmi capire, conoscere i bisogni e le aspettative e poi l’incontro. Vado da loro, nel loro paese, nella loro casa, nei loro luoghi del cuore e dopo un’ora o un pomeriggio a parlare, insieme creiamo le foto. É un progetto che mi sta dando tanto, sto conoscendo persone meravigliose, speciali che vivono storie uniche ma uguali a quelle di tant*.questa è la fotografia sociale e terapeutica, questo è il senso della fotografia per me: smuovere, aiutare, arricchire me e chi guarda le mie foto.
Barbara, ringraziandoti nuovamente per il tempo che ci hai concesso, voglio concedermi da te con la classica, e inevitabile, domanda sul tuo futuro. C’è un progetto che vorresti realizzare, un sogno nel cassetto? Cosa ti auguri a livello professionale?
La domanda più impegnativa per ultima eh?! Ho diverse idee sì, forse troppo, nel senso che la mia testa non si ferma mai, ma sto imparando a scalare la marcia e a dare la giusta importanza al momento presente, il qui e ora sono fondamentali per non restare sopraffatti .Per lo stesso motivo penso molto poco al futuro, amo quello che faccio, mi rende felice, viva.. mi auguro che questo possa essere ancora e sempre. Altro non importa.
Contatti
Sito: barbaracannizzaro.com
Instagram: barbaracannizzaro_

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