CAVIE Project, una disturbante armonia – Intervista a Paolo Coppolella e Milo Mussini

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“Partendo dal presupposto che per me ogni persona è bella più che valorizzare la persona in sé mi piace generare un contrasto, mettere a disagio lo spettatore (o la stessa modella) o comunque non lasciarlo indifferente, mi piace giocare col non sense e a volte ci riesco”. Paolo Coppolella

 

“I corpi siamo noi, siamo tutti, è la parte grezza, unta e ammaccabile che ci porta in giro. Per quanto mi riguarda però il lavoro di Paolo va oltre al lavoro sul solo corpo (umano), è un corpus coerente di sguardo e sembianze più ampio, sia che si tratti di un corpo o di una lattina a terra”. Milo Mussini

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© Paolo Coppolella

Una compatta al collo, uno sguardo in strada, le mani pronte a scattare e le foto in 35mm di Paolo sono pronto a stupirvi. A spiazzarvi poi ci pensa Milo e la sua maestria a metterle in ordine, in una disturbante armonia. Una combinazione che prende forma in CAVIE, un progetto editoriale di Paolo Coppolella e Milo Mussini. Corpi nudi, asfalto, bottiglie rotte, rifiuti. Degrado e bellezza, il significato dei sostantivi assume un valore diverso a seconda del proprio pensiero, della propria idea delle cose. La soggettività dei punti di vista riesce a valorizzare visivamente un rifiuto, una bottiglia rotta diventa, in foto, una bottiglia viva. CAVIE è tutto questo, CAVIE è tanto altro. Angoli di città e una fragile umanità, un mondo senza filtri grazie a una fotografia realista che non può e non riesce proprio a passare inosservata. Lo sguardo puro sulle cose e l’istinto del fotografo viene poi analizzato, studiato, “mozzicato e sputato” da Milo il quale riesce a “mettere in dialogo” foto apparentemente lontane tra loro ma che su carta sembrano ritrovarsi offrendo allo spettatore una pace visiva e una guerra emotiva. La domanda dopo aver visionato la fanzine è: Le cavie sono i soggetti fotografati o noi spettatori con le nostre reazioni?
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Paolo Coppolella e Milo Mussini che oltre a risponderci dedicandoci un po’ del loro tempo ci hanno dato la possibilità di ospitare CAVIE all’interno del nostro sito. (CLICCA QUI).

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Cavie

Domanda.Ciao Paolo, ciao Milo, grazie per averci dato l’opportunità di intervistarvi. Insieme avete dato vita a CAVIE. Quando lo abbiamo sfogliato abbiamo pensato: “Sono due folli, fantastico”. Come nasce CAVIE? Era proprio necessario realizzarlo?
Paolo.Si, era necessario. La risposta ricevuta e il consenso ne hanno giustificato ogni singolo sforzo. Nasce dalla volontà di riportare su carta i miei scatti, che ovviamente sono tutti fatti in analogico. Instagram è un buon veicolo ma assai limitato per i nudi, Tumblr è troppo dispersivo. Un libro sarebbe stato troppo presuntuoso. La fanzine è la giusta dimensione, si adatta perfettamente alle mie esigenze e il risultato, grazie alla bravura di Milo va oltre ogni mia aspettativa. Abbiamo conservato la natura “hand made” della fanzine ma l’abbiamo anche elevata. È talmente curata che potrebbe essere considerata un magazine.
Milo.Era necessaria in quanto nasce dalla volontà di qualcuno di farla, di darle vita (noi in questo caso), quindi sì. CAVIE nasce da una chiacchierata, sviluppata in una intenzione, come ha detto Paolo, di dare una vita editoriale al suo progetto fotografico. L’editoria è un mondo che mi affascina e quindi ho colto la palla al balzo quando Paolo mi chiese di far questa cosa insieme.

 

D.Paolo, giri sempre con la compatta al collo pronto a immortalare tutto ciò che rapisce la tua curiosità. Ecco, ci sono soggetti che ti colpiscono più di altri? Ti è mai capitato che a colpirti sia stato un soggetto infastidito dal tuo scatto? Milo, come riesci a mettere ordine visivo nella splendida follia di Paolo?
Paolo.Si praticamente faccio con le mie compattine quello che gli altri fanno col telefonino, documentare tutto o il più possibile. Sono attratto da tutto: lo street style è estremamente variegato ma dati i mezzi a disposizione ho anche enormi limiti: fotografare persone col telefonino senza che se ne accorgano è molto semplice; i tempi di attesa dello scatto dell’analogica e il dover essere abbastanza vicino al soggetto in questione invece impediscono l’azione. Ma ad essere sincero non sono nemmeno molto interessato a fare ritratti di “personaggi”. Quando lo faccio è perché le circostanze lo consentono.
Milo.È un lavoro dal ritmo respiratorio, come i polmoni che si gonfiano e asciugano nel riempirsi d’aria e respingerla fuori; l’accostamento di immagini, per altro non tue, richiede concentrazione ma anche un certo grado di libertà, e anche penso una discreta capacità di istinto di vedere le cose dall’alto, riconoscere elementi e creare dei dialoghi tra i soggetti.

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© Paolo Coppolella

D.Siate mai entrati in conflitto per una scelta editoriale? Se si, vi va di svelarci quale?
Paolo.Siamo in costante conflitto, abbiamo idee completamente diverse, ci odiamo. Dovremmo sciogliere il collettivo.
Milo.Se è vero che chi disprezza ama e calcolando che ci sono continui conflitti, spero continui così.

 

D.In CAVIE si trova di tutto. Da cumuli di rifiuti ad anziani che giocano a carte ma, soprattutto, corpi nudi, a volte in pose inusuali ma fantasticamente naturali. La gnocca, o lo gnocco, in una fanzine di fotografie ci sta sempre oppure i corpi belli o brutti che siano è sempre bello fotografarli?
Paolo.La fanzine CAVIE è un bel mix, sapientemente curato da Milo. Tutto al suo interno è armonioso. Per quanto riguarda il nudo non saprei dirti. Non mi interessa fotografare modelle “perfette”, da passerella. Mi interessano i difetti delle persone, le bellezze “normali”. Partendo dal presupposto che per me ogni persona è bella più che valorizzare la persona in sé mi piace generare un contrasto, mettere a disagio lo spettatore (o la stessa modella) o comunque non lasciarlo indifferente, mi piace giocare col non sense e a volte ci riesco. Non ho scoperto l’acqua calda ma ci sguazzo bene, al suo interno.
Milo.I corpi siamo noi, siamo tutti, è la parte grezza, unta e ammaccabile che ci porta in giro. Per quanto mi riguarda però il lavoro di Paolo va oltre al lavoro sul solo corpo (umano), è un corpus coerente di sguardo e sembianze più ampio, sia che si tratti di un corpo o di una lattina a terra.

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© Paolo Coppolella

D.Quali sono i vostri progetti e le vostre speranze per CAVIE? Oltre a diventare ricchissimi ovviamente.
Paolo.Siamo già ricchissimi. Siamo persone di successo.
Personalmente la mia speranza è quella di far uscire presto il numero 2 perché abbiamo materiale pazzesco che ha voglia di farsi sfogliare.
Milo.Un giorno faranno un film su di noi, e sarà come “the wolf of wall street”, mega barche, macchine e ville. Per ora ci cibiamo di baiocchi tutte le mattine e speriamo di far uscire a breve il numero 2 di CAVIE project, e nel lungo periodo vorrei crescessimo, coinvolgendo persone e realtà interessanti e interessate, per diventare perché no un punto di riferimento per un certo tipo di lavoro; della fama non ce ne frega niente, si parla di interessi e di costruirsi il proprio posto nel mondo.

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Leftover, disponibile sul nostro sito ( CLICCA QUI )

D.Non solo Cavie ma anche LEFTOVER e THE WALL, PORTRAITS IN MY HOUSE. Ovvero?
Paolo.Sono due monotematiche. In LEFTOVER si possono ammirare tutte le stranezze che incontro per strada, inclusa tanta immondizia (credo di aver generato una contorta passione per questo soggetto), in THE WALL invece l’idea era fare in modo che il protagonista fosse la parete del mio salotto che spesso uso come studio. Tutte le persone, i corpi e le situazioni bizzarre che appaiono ritratte davanti ad esso sono un riempitivo, non guardatele. Ammirate solo l’onestà di quel muro che ne ha viste di ogni e non si lamenta.
Milo.Sono le prime due monotematiche, a cui seguiranno nel tempo altre. Trovo interessante che siano uscite assieme proprio per la questione di cui parlavo prima, Paolo racconta di corpi, che poi questi corpi siano una faccia martoriata o una bicicletta appoggiata a un muro è un discorso successivo.

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The Wall. disponibile sul nostro sito ( CLICCA QUI )

D.Abbiamo parlato dei vostri progetti ma vogliamo conoscere qualcosina anche su di voi. Cosa vi ha portato a dedicarvi alla fotografia? Sempre avuta questa passione? Che fate nella vita di tutti i giorni?
Paolo.Scatto da poco più di un anno e mezzo, sempre e solo in analogico e non faccio mai post produzione. Quel che viene viene. Va bene così o comunque così è come dev’essere per me. Però da sempre ne sono affascinato e stimolato. Ho ovviamente i miei gusti e riferimenti stilistici. Ho i miei personali miti, inarrivabili e che rispetto.
Nella vita di tutti i giorni lavoro tantissimo: sono proprietario di un brand di abbigliamento e realizzo consulenze e docenze nel settore fashion. Poi come tutti nel mio poco tempo libero, bevo e cerco di perdere quel poco di dignità rimasta.
Milo.Non sono un fotografo, non voglio diventarlo, quando scatto lo faccio per reportage personale. Di professione sono un designer, e nel tempo libero che rimane (davvero poco) cerco di portare avanti il mio alter ego illustratore (sotto il nome Van Mile) e sono il frontman di una band.

 

D.Vivete e lavorate a Milano, città in continua crescita dal punto di vista artistico e non solo. Cosa offre a un giovane artista che vuole emergere una città così? Se invece un vostro o una vostra fan vi vuole stalkerare, come/dove passate le nottate meneghine?
Paolo.Vivo a Milano da tre anni, in precedenza ho passato gli ultimi dieci in Spagna ma per lavoro mi sposto e viaggio abbastanza. All’inizio ero terrorizzato, forse soprattutto per gli anni di “calma” valenciana. Milano è una città che corre, estremamente competitiva e viva. Sono molto felice di essermi sbagliato. In questo momento non c’è un altro posto dove vorrei vivere. Milano è la giusta dimensione. Culturalmente è viva, qui ci passa tutto: il meglio e il peggio. Ogni giorno c’è l’imbarazzo della scelta su come poter trascorrere il dopo lavoro. Forse, unico aspetto negativo è che effettivamente si lavora tanto e quindi rimane una città “solitaria” in cui i legami si costruiscono in sedi universitarie o ambienti lavorativi. Questa cosa mi sta un po’ stretta. Sono uno di paese, che chiacchiera con tutti e non si fa problemi.
Ahahahahaah non credo di avere dei fan ma nel caso, invece di stalkerarmi possono scrivermi direttamente che una birra ce la beviamo insieme, senza problemi!
Milo.Vivo a Milano da sette anni, e direi che tutto quello che ha detto Paolo è condiviso pienamente dal sottoscritto, medesime parole, tranne che non sono un ragazzo di paese hahah!

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© Paolo Coppolella

D.Paolo e Milo, è giunta l’ora dei saluti e dell’ultima domanda riguardante il vostro futuro. Quali sono i vostri sogni e i vostri progetti per il futuro prossimo?
Paolo.Io vorrei fondare una religione e non dover pagare le tasse.
Milo.Io vorrei che qualcuno mi spiegasse perché tutti ti chiedono sempre “come va?” e perché “se la mucca fa MU il merlo non fa ME”.

 

Contatti

Paolo Coppolella
Sito: coppolella.com
Facebook: @paolo.coppolella
Instagram: @rossomalpaolo_04
Instagram del collettivo: @cavie_project

Milo Mussini
Facebook: Milo Mussini
Instagram: @milonoclast
Instagram del collettivo: @cavie_project

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