Cominciamo il nostro viaggio per il mondo dall’America, dove faremo la conoscenza di alcune identità indigene non binarie, tra celebrazioni e lotte per i diritti.
Il 12 Ottobre 1492, l’esploratore italiano Cristoforo Colombo approdò sulle sponde del Mar dei Caraibi dando via all’invasione dell’America e alla sottomissione dei popoli indigeni da parte delle potenze europee, celebrato tutt’oggi da molti stati americani sotto il nome di Columbus Day e Dia de la Hispanidad.
Questo processo, avvenuto tramite guerre di conquista, razzie, distruzione degli ecosistemi e l’importazione di malattie sconosciute, ha dato il via al cosiddetto olocausto americano, che ha portato alla morte di circa 100 milioni di nativi. Coloro che sono sopravvissuti, hanno dovuto cambiare il proprio stile di vita e rinunciare alle proprie lingue, usanze e credenze locali.
In un continente dove il genere è sempre stato un concetto fluido, il più potente virus che i coloni sono riusciti a trasmettere è stata proprio l’etero-normatività.
NORD AMERICA:
Cominciamo il nostro viaggio tra le varie identità di genere native dal Nord America, dove negli ultimi anni, grazie a numerose battaglie, si è arrivati al riconoscimento di una nuova, ma antica, categoria di genere.
Se avete ancora difficoltà a capire la differenza tra cis, trans e non binary, sappiate che nei territori degli attuali Stati Uniti e Canada, un centinaio tra tribù e popoli riconoscono tutt’oggi l’esistenza di almeno quattro ruoli di genere: donna femminile, donna mascolina, uomo femminile, uomo mascolino. Le soggettività che si identificano a metà di questo spettro sono considerate Two Spirits, persone i quali corpi manifestano simultaneamente l’anima mascolina e femminina.
Tutt’oggi, molte persone LGBT*IQ+ native si identificano con questo termine. Un esempio è Ilona Verley, concorrente alla prima stagione di Drag Race Canada originaria della nazione Nlaka’pamux, che si identifica come tale, è che ha avuto modo grazie al programma di parlare della sua identità e sensibilizzare il grande pubblico sulle questioni delle Prime Nazioni.
CENTRO AMERICA:
Ci spostiamo un po’ più a sud, oltre il famoso muro di zio Donald (je piacesse), dove altre celebrazioni ci ricordano del continuo incontro e scontro tra cultura coloniale e indigena.
Tra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre, in tutto il centro America si festeggia il Dia de los Muertos, festività che attinge alla tradizione cristiana, ma affonda le radici nella cultura precolombiana, quando la morte era vista come celebrazione della vita e non come triste contrappasso verso la dannazione o la salvezza, simile all’ingresso in dark room verso l’orario di chiusura. Il Messico è la culla di numerosi di questi sincretismi, nati dalla fusione delle tradizioni mesoamericane con la rigida morale cattolica dei conquistadores. I popoli indigeni sono riusciti, con il passare degli anni, a creare una commistione tra queste realtà così dissonanti, creando nuovi miti, leggende e… identità di genere.
La leggenda narra che San Vincente Ferrer portava tre borse, una con semi maschili, una con semi femminili e l’ultima con semi misti. Da un buchino, questi semi caddero proprio sulla regione di Oaxaca, ed è così che nacquero le muxe, il terzo genere del sud del Messico. Le muxe sono persone assegnate maschi alla nascita, tradizionalmente dedite a diversi lavori domestici e artistici. Mentre gli uomini erano a pesca o nei campi, e le donne amministravano le economie della famiglia al mercato, le muxe si occupavano dei bambini e delle decorazioni per le festività, come il Dia de los Muertos. Le riconoscete dai loro copricapi floreali e gli abiti ricamati coloratissimi, che hanno ispirato lo stile di una delle più iconiche artiste cross-dresser, queer e marxiste: la bifavolosissima Frida Kahlo.
Ad oggi, le figlie di San Vincente non si occupano più solo di ricamo e bambini, e non sono certo esenti da discriminazioni e violenza. Amaranta Gómez Regalado è stata la prima candidata muxe al Congresso del Messico, e sebbene non abbia ricevuto abbastanza voti, continua tutt’oggi ad essere attiva nelle lotte della comunità LGBT*IQ+ e alla sensibilizzazione su HIV e AIDS. Insieme a lei, centinaia di altre muxe sostengono ogni giorno le battaglie per i diritti di tutt* nel modo più semplice che c’è: esistendo e resistendo!
SUD AMERICA:
Scendiamo lungo la cordigliera delle Ande, per arrivare nel sud del continente dove molte persone transgender preferiscono identificarsi col termine travesti. Travesti è un’identità non-normativa che racchiude le persone cross-gender, cross-sex e cross-dressed. Il termine, usato molto in Latino America, nasce come termine peggiorativo creato dall’isteria dei coloni spagnoli per il binarismo e l’etero-normatività nei confronti delle espressioni e identità di genere indigene. Come molti altri termini, travesti è stato reclamato e rielaborato in termini politici nelle ultime decadi dai movimenti attivisti in Argentina, Perù e Brasile, diventando motivo di orgoglio e di appartenenza alla cultura sincretica sudamericana.
Non illudiamoci però: romanticizzare troppo le epoche precolombiane, è un errore. Non dimentichiamo che, ad esempio, gli Inca avevamo un impero gigantesco su gran parte delle Ande, e hanno abusato anch’essi della violenza allo stesso modo di Cortez e degli altri conquistadores.
Le discriminazioni sono tutt’oggi come allora presenti nelle stesse comunità che ospitano le diverse identità non binarie, e spesso le persone non conformi sono relegate agli angoli della società. Noi appartenenti alla comunità LGBT*IQ+ sappiamo benissimo quanto sia doloroso dover supportare un sistema che ci opprime quotidianamente, e per questo sentiamo la vicinanza con tutti i popoli nativi del continente americano
Sulla questione 12 Ottobre, piuttosto che onorare il giorno di Colombo, promuoviamo delle celebrazioni più critiche, come il Giorno della Resistenza Indigena, festeggiato ogni anno in Venezuela, così da onorare veramente la resilienza, il retaggio culturale e la forza dei tanti popoli nativi (r)esistenti!
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Penne in Sansa Gaia è l’ennesimo blog froshio di cui nessuno aveva bisogno. Ci occupiamo di attualità e sesso per non pensare al disastro che è la nostra vita amorosa!