“Il corpo è materia, mezzo espressivo. Grazie alla carne siamo in contatto con il mondo”. Dayana Montesano

Contagiosa. Se dovessimo definire l’arte fotografia di Dayana Montesano, fotografa romana classe ’85 , la sintetizzeremo con questo aggettivo. Le motivazioni sono due in particolare. La prima è il senso di contagio dopo aver visto anche un solo suo scatto. Una sola foto, di uno dei suoi tanti progetti e si entra, senza più uscirne, nel suo fantasioso, originale e mai banale mondo. Si rimane, appunto, contagiati, in maniera naturalmente positiva. La seconda motivazione riguarda il suo stile. Una contaminazione di idee, di tecniche. Dal colore, alla manipolazione fotografica, al collage, con qualche raro scatto in bianco e nero. Giusto per non tralasciare proprio nulla. Le foto di Dayana sono come un sogno , di quelli che si fanno la mattina, prima di alzarsi. Si perché a differenza dei sogni nella fase REM, quelli di cui appena ricordiamo qualche particolare, i sogni che si materializzano ammirando le foto di Dayana hanno particolari nitidi, e sono proprio questi a fare la differenza. Qui si vede la personalità dell’artista, il suo legame con l’inconscio, la sua voglia di tranquillizzare lo spettatore grazie ad un uso sapiente dei colori, il suo bisogno di rendere più piacevole e interessante la realtà. Come ci racconta Dayana descrivendoci il suo progetto “Analisi”, le sue foto sono un viaggio, un trip, ma senza l’uso di droghe. Posate le pasticche e il vino, lasciate le cartine nel cassetto. Per rimanere “sotto” le foto di Dayana Montesano, è necessario solo aprire gli occhi e la mente… e farsi coinvolgere.
Domanda.Felici di intervistarti Dayana, grazie per il tempo che ci hai concesso. Quando hai iniziato a prendere confidenza con la macchina fotografica? Quali sono stati i tuoi primi scatti?
Risposta.Grazie a voi per l’interesse he avete dimostrato verso il mio lavoro!
Ho iniziato a fotografare seriamente e con una certa progettualità quando frequentavo l’accademia di belle arti. I miei primi scatti non erano nulla di che, ma c’era dentro tanto di quello che è visibile nelle mie immagini ancora oggi: il nudo, il colore, la post-produzione invasiva e i panneggi. Erano una specie di bozzetto acerbo dei miei lavori attuali.
D.Nella tua biografia leggiamo che sei ossessionata dal sogno e dall’inconscio. Come nasce questa tua fissazione?
R.Sono stata in terapia per circa un anno durante un periodo particolare della mia vita. In quell’occasione ho cominciato ad appuntarmi i sogni al mattino, appena sveglia. In questo modo riuscivo a fissarli e a non perderli durante il giorno. Grazie a questo piccolo accorgimento ho notato una serie di simboli ricorrenti che continuavano a proporsi. Ho cominciato così ad interessarmi di più a tutto ciò che è legato all’inconscio.
D.Ammirando i tuoi progetti quello che ci sembra unisca tutti i tuoi scatti scatti sia l’uso della luce. Le tue foto hanno un colore vivo che riesce a dare un respiro unico e ampio a ciò che l’osservatore ha davanti gli occhi. Come nasce il tuo stile?
R.Quello che rappresento nelle mie fotografie è un mondo che non esiste, questo accade suppongo per la mia tendenza a rifiutare la realtà così com’è. Tendo a manipolare la realtà, finché non diventa interessante, accettabile, piacevole ai miei occhi. Ho creato un piccolo universo illuminato, dove non esiste il nero, niente si nasconde nell’ombra e qualsiasi cosa è illuminata. Mi piace l’idea che i toni delle mie immagini risultino rassicuranti, per questo utilizzo colori legati all’infanzia.
D.Prediligi il digitale o l’analogico?
R.Quello che mi permette di fare la fotografia digitale è davvero impagabile, per il tipo di post-produzione che faccio un file Raw è sicuramente la scelta più efficace. Mi diletto però anche con la fotografia analogica, istantanea e 35mm, in realtà anche in questi casi sono riuscita a creare lavori di cui sono soddisfatta. La verità è che digitale e analogico sono soltanto mezzi, il fine è raggiungibile comunque, forse è solo questione di abitudine.
D.Una serie, “Portrait” è in bianco e nero. La tonalità, le posizione dei modelli e delle modelle, e le luci di alcuni scatti, fa si che l’atmosfera che si vive è onirica. Un ritratto di un sogno. Foto molto belle, ritratti molto intimi. Com’è stato il tuo rapporto con la foto in bianco e nero?
R.Questa ad esempio è una serie analogica. I modelli siamo io e mio marito Paolo, credo derivi anche da questo il senso di intimità presente in questi scatti. É stata la mia prima esperienza con la fotografia analogica, un solo rullino ILFORD sulla canon AE-1 di mio suocero, ferma da quasi trent’anni. Il risultato è stato sicuramente emozionante, forse proprio grazie al bianco e nero.
In generale è raro per me l’utilizzo del monocromatico, e spesso quando ricorro a questo mi ritrovo comunque ad applicare una colorazione seppia alle immagini. Questo rullino è davvero un caso rarissimo.
D.Entrare nel tuo sito è stato ed è bellissimo. Chi lo visita è catapultato in un mondo vario e colorato. E quando pensi di aver visto tutto ecco che davanti si presenta il progetto “Analisi”. Un associazione tra elementi naturali e ritratti. Come nasce questo progetto e cosa vuol comunicare all’osservatore?
R.“Analisi” per me è stato un bel viaggio, un’esperienza psichedelica senza l’utilizzo di droghe. Il processo creativo in questo caso è stato la parte più interessante: mi sono imposta di lasciare da parte tutto ciò che poteva essere simile alla premeditazione, in questo modo ho lasciato che si creassero dei punti di congiunzione casuali, o meglio dettati dall’inconscio. Ho creato così una ventina di immagini, partendo da ritratti e autoritratti realizzati per altri progetti. Anche quelli scelti casualmente, senza riflettere, dalla memoria del pc.
Quello che “Analisi” vuole essere è soltanto una sorta di lastra emotiva di un determinato istante, durante il quale per una serie di motivi che non serve spiegare, il mio cervello ha creato una serie connessioni tra una persona ritratta ed immagini appartenenti al mondo naturale. Le immagini che ho ottenuto sono belle e inquietanti contemporaneamente, come soltanto i sogni possono essere.
D.”Ultracorpi”, progetto di fotomanipolazione, “Sogni Analogici”, “Nuda Veritas”, !I’m” Citare e parlare di tutti i tuoi lavori e impossibile. Ci vorrebbe un libro, ma di quelli di 800 pagine, quelli belli che quando finisci di leggerli ti senti cambiato. Tra i tanti tuoi “sogni fotografici” a quale sei più affezionata?
R.Ti ringrazio davvero tanto, sono felice che i miei lavori diano quest’impressione! Non saprei darti una risposta secca: Sono molto legata ad “I’M” perché è un progetto totalmente incentrato sull’auto-indagine, ci sono io in ogni scatto, dietro di me sono presenti i luoghi che più hanno colpito la mia immaginazione e che mi sono rimasti nel cuore. “Ultracorpi” è stata la mia creazione più strana e quella che ha più coinvolto il pubblico, mettendomi in contatto con tante persone diverse. Diciamo che è agli antipodi rispetto ad “I’M” soprattutto dal punto di vista della realizzazione e del mood in cui ero immersa durante il lavoro. “Analisi” è il mio primo progetto ad aver riscosso un interesse reale, mi ha portato ad esporre all’estero e ad essere pubblicata sulle riviste. E poi c’è la mia ultima creatura che sta prendendo forma in questo periodo, sono così coinvolta emotivamente da questo progetto che potrei scegliere lui, ma non sarei lucida nella mia scelta!
D.Dayana, parliamo del tuo ultimo progetto. Un corpo, pochi colori materializzati da teli/lenzuola. Minimale ma da un impatto visivo molto forte, quasi accecante. Il progetto è ancora in essere, come procede e come è nato?
R.Questa serie è la figlia naturale di “Ultracorpi” si distanzia molto da quelle immagini eppure hanno un legame fortissimo: L’identità manipolata, o celata è ancora la protagonista ma in questo caso in modo diverso, e anche qui si parla di canoni, o meglio si parla di bellezza oltre i canoni e di sessualità, i volti sono nascosti per una ragione determinante: Rappresentano il senso comune di distacco dalla nudità e dall’eros, ma allo stesso tempo permettono un’identificazione maggiore dello spettatore nel corpo raffigurato. Credo infatti che sia più semplice trovare un fisico che somigli al proprio, piuttosto che un volto. I volti sono troppo caratterizzanti, unici e una parte del nostro cervello è riservata proprio al riconoscimento di questi ultimi. Una fotografia in cui è presente un volto è il ritratto di una singola persona, se eliminiamo il volto quel ritratto assume una valenza quasi universale. Diciamo che questa è la mia più grande ambizione: creare una collezione di ritratti universali, in cui molte persone si possano riconoscere, senza aver mai posato per me.
Il fatto che moltissime persone si siano offerte di partecipare al progetto, nonostante questa sia una serie di nudo, mi fa ben sperare.
D.Dopo aver visto tanti corpi nelle tue foto, ci viene naturale chiederti. Cosa rappresenta il corpo per Dayana Montesano? E cosa l’erotismo?
R.Il corpo è materia, mezzo espressivo. Grazie alla carne siamo in contatto con il mondo. Mi piacerebbe vedere un mondo liberato dalle religioni, credo sia l’unico mondo in cui il corpo possa vivere lontano dal senso del peccato. Il binomio nudità-eros sembra indissolubile, e questo non sarebbe di per sé un male, ma senza dubbio è male il connotato negativo che spesso si ha dell’eros e quindi del corpo.
D.Hai vinto tanti premi, tenuto seminari. Il tuo lavoro è giustamente e chiaramente apprezzato da molti. Quanti hai dovuto lavorare per arrivare a queste soddisfazioni e a quale premio sei più affezionata?
R.Ho lavorato molto e non mi sono mai fermata, se non per dedicarmi alla scrittura che è un’altra parte importante della mia vita. Quello che più di ogni cosa mi ha dato la spinta a fare di più sono stati i “No”. Ogni volta che il mio lavoro non è stato apprezzato ho reagito lavorando di più. Forse questa è la cosa che tra tutte mi ha aiutato ad evolvere.
Il premio a cui sono più legata è senz’altro la vittoria ai MIFA nel 2016 con “Analisi”, è stata la prima volta che ho partecipato ad un concorso ed ho ottenuto il premio “Nuovo talento dell’anno”. Non riuscivo assolutamente a crederci.
D.Dayana noi ti ringraziamo per il tempo che sei riuscita a dedicarci. Un’ultima domanda però vogliamo fartela. Quale progetto fotografico, ancora non realizzato, vorresti diventasse realtà e quali sogni hai per il tuo futuro?
R.Non ho un progetto fotografico in mente oltre a quello a cui sto lavorando, sono totalmente assorbita al momento. I miei sogni per il futuro sono legati alle creature che sto crescendo: il mio progetto di nudo ed il mio secondo romanzo. Vorrei per loro un futuro meraviglioso.
Contatti
Sito: dayanamontesano.myportfolio.com
Instagram: instagram.com/dayatla
Facebook: facebook.com/DayanaMontesanoPhotographer

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