Gianluca Cuccu è un fotografo sardo nato a Cagliari il 26 luglio del 1988. Autodidatta, attualmente vive a Firenze. Il suo amore per la fotografia nasce nel 2008 con la ritrattistica. Con il tempo ha appreso quanto il corpo possa essere pieno di potenzialità comunicative. Nelle sue fotografie c’è molto di lui così quanto c’è tanto dei soggetti fotografati. Nei suoi scatti cerca di riportare un messaggio sincero e un estetica minimalista, mettendo estrema cura e dedizione in ciò che fa.
“Continuo incessantemente la mia ricerca personale fotografando, perché è ciò che mi tiene in piedi”.
Ci siamo piacevolmente imbattuti nelle fotografie di Gianluca Cuccu su quel social, maledettamente prolifico in quanto a scoperta di talenti, che si chiama Instragram. Contattato, ci ha dato il piacere di essere intervistato e di partecipare alla nostra rubrica “T-Squirt incontra”, realizzando per noi alcuni scatti con due delle t-shirt targate T-Squirt. Ringraziamo Gianluca per gli scatti ma soprattutto per il tempo che ci ha dedicato nel realizzare l’intervista che segue.
Buona lettura e buona visione.
Ciao Gianluca e grazie per aver scelto di partecipare alla nostra rubrica T-Squirt incontra. Nel 2008 la fotografia entra nel tuo mondo. Cosa ti ha avvicinato a questo mondo? Come nasce la tua passione?
Ciao a voi tutti e grazie per questa opportunità. La fotografia ha sempre fatto parte della mia vita, fin da piccolo mi occupavo di scattare e portare a sviluppare le foto delle vacanze. Mio Padre per anni ha lavorato come operatore cinematografico rimanendo sempre un appassionato del mondo videografico/fotografico. Ed è anche per merito suo che nel 2008 mi ritrovai in mano una suo macchina fotografica digitale da 2mpx con il quale per puro gioco iniziai a scattare dei ritratti e dal quel giorno non ho mai più smesso
Quali sono state le tue prime foto, i tuoi primi soggetti o oggetti fotografati?
Le mie prime foto sono tutti paesaggi della mia amata Sardegna, ero piccolo e sicuramente è raro trovarne qualcuna decente. Più tardi invece ho iniziato a sperimentare con la ritrattistica, mi ricordo ancora quel giorno, il tramonto al porto di Cagliari , la gioia di aver trovato qualcosa con cui potermi esprimere, qualcosa di mio.
Da autodidatta ti manca non aver frequentato corsi specifici o studi particolari? Che difficoltà hai trovato nel tuo percorso a livello tecnico?
Più che mancare direi che essere autodidatta è tutto un po’ in salita. Studiare e frequentare dei corsi ben mirati sicuramente mi avrebbe risparmiato tanto tempo, ma è anche vero che magari non saremmo qui a parlare di fotografia ora, chissà. La difficoltà più grande è stata sicuramente cercare di capire come poter sfruttare al meglio la luce e arrivare ad una conoscenza di editing ottimale per il mio lavoro.
Volti e corpi. Il tuo obiettivo fotografico negli anni si è focalizzato su questi due elementi, mettendone a fuoco peculiarità e unicità. Come ti sei avvicinato alla ritrattistica?
In realtà per tanto tempo ho fotografato solo me stesso, un po’ per insicurezza credo, ho poi capito che la ricerca personale svolta attraverso gli autoritratti poteva esser sfruttata con una discreta dose di empatia nel fotografare altri soggetti.
Cosa ti attrae delle persone che fotografi? Come scegli chi fotografare?
Mi attrae di più l’aspetto interiore che esteriore, infatti la maggior parte delle persone che ho fotografato sono persone con il quale ho avuto in qualche modo uno scambio di parole anche se virtuali. Penso che chiunque di noi abbia qualcosa da dire in ritratto, ma è fondamentale tutto ciò che si crea come contorno, dalla chiacchierata alla musica in fase di scatto, la foto finale è un fermo immagine di quell’esatto momento che racchiude tutta l’esperienza vissuta tra fotografo e soggetto. Inoltre credo di non scegliere chi fotografare, ci si sceglie sempre a vicenda, è come cercarsi.
Preferisci scattare in studio, a volte con set, oggetti, altre volte in maniera minimale. Perché lo preferisci rispetto alle location esterne?
Ultimamente non ho una preferenza vera e propria perchè ho capito che non è posto dove ti trovi a fare la differenza ma il modo in cui ti ci perdi fino a sentirlo tuo vivendolo e immortalandolo in foto. Ovviamente in studio hai l’opportunità di pilotare al meglio la luce artificiale , questo ti permette di concentrarti di più sul soggetto riuscendo a catturare ogni significativo istante.
I colori delle tue foto sono vivi, preferisci il colore ma non chiudi la porta al bianco e nero. Cosa ti spinge a scegliere il colore rispetto al bianco e nero?
Alcune volte dipende da cosa voglio esprimere, altre volte è una scelta estetica dettata da varie componenti (outfit e location ad esempio). Ad ogni modo penso che il bianco e nero è indubbiamente più poetico ed elegante ma il colore con la giusta esaltazione, almeno nel mio lavoro, ha una marcia in più.
Qual è il tuo approccio alla fotografia? Istinto? Oppure il tuo processo creativo è più incentrato su uno studio preliminare di idea e soggetto?
Se c’è uno studio preliminare di idea e soggetto è sempre meglio, ma ci sono state tante volte in cui ho scattato d’istinto e improvvisando. E’ bello sia creare uno studio per preciso che lasciarsi andare e vedere cosa esce, la cosa però che non bisogna mai dimenticarsi è l’importanza del soggetto, per cui massimo impegno sempre e comunque!
Qual è il tuo background? Quali sono le tue fotografe o fotografi preferiti?
Amo l’arte , che sia pittura, scultura, fotografia, musica etc. Indubbiamente Man Ray, Duchamp, Dalì sono sempre stati grande fonte di ispirazione, ma l’unico e vero fotografo che preferisco è Mapplethorpe.
C’è una personalità famosa che ti piacere o sarebbe piaciuto fotografare? Se si, perché?
L’unica persona che avrei tanto voluto fotografare è mio Padre. Dopo la sua morte mi sono perso e messo in discussione, tutt’ora ho periodi in cui scompaio fotograficamente. Per quanto sia importante la fotografia per me, mi rammarico nel non averlo mai fotografato perchè più cresco e più capisco che sono tante le cose che nel suo piccolo è riuscito a trasmettermi, per cui sarebbe stato corretto dargli la giusta importanza immortalandolo per sempre in qualche ritratto.
Progetti a cui stai lavorando o che hai in mente?
Non ho progetti ben precisi ma sono sicuro che la fotografia sia parte fondamentale della mia vita, malgrado gli alti e i bassi non mollerò.
Gianluca, prima di salutarci un’ultima domanda. Quali sono i tuoi sogni come fotografo e cosa ti auguri per il 2024 ormai sempre più vicino?
Il mi sogno sarebbe riuscire a vivere di sola fotografia, trasferirmi a Parigi in una casa studio con la mia attuale compagna, adottare tanti gatti e fotografare, fotografare e ancora fotografare.
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