Dal primo settembre il mondo del web si è arricchito di un nuovo spazio dedicato a chi “vuole esprimersi, mantenendo uno stile colorato e un linguaggio leggero, fruibile e ironico, voglio che resti inclusivo e che tutti siano benvenuti e liberi di spogliarsi se lo fanno con artisticità”. Queste le parole di Camilla alias Miss Sorry, fotografa e ideatrice del progetto I am Naked on the Internet,
Il progetto sta avendo un ottimo riscontro nel mondo social e il modo di comunicare fresco e senza filtri di Camilla ha attirato la nostra attenzione tanto da contattarla e chiederle di dedicarci un po’ del suo tempo per rispondere ad alcune domande che potessero soddisfare la nostra e speriamo anche la vostra curiosità.
Ora, dovunque voi vi troviate SPOGLIATEVI, entrate nel mood giusto, e scoprite insieme a noi come nasce I am Naked on the Internet.
Domanda. Ciao Camilla e grazie per il tempo che ci hai concesso per questa intervista che ci farà conoscere il tuo progetto Im Naked on the Internet ma anche te stessa. Iniziamo proprio da te. Leggendo la tua biografia abbiamo scoperto che hai avuto la fortuna di crescere in una famiglia che ama l’arte e che ti ha permesso la massima libertà di espressione. Che ricordi hai della tua infanzia-adolescenza e quando hai capito che il mondo dell’arte, della fotografia, era anche il tuo mondo?
R. Ciao ragazzi grazie a voi è bello essere in vostra compagnia.
Si, l’arte e il colore sono presenti fin dai miei primissimi ricordi, passavo ogni pomeriggio nella galleria di mia nonna che si occupava prettamente di arte d’avanguardia. Nonostante venisse chiamata “la leonessa” per la sua indole severa e indomabile amava celebrare il bello e la vita attraverso le sue scelte artistiche e la galleria era un tripudio di bellezza e colore (Wharol-Matisse-In Italia il gruppo Enne e molti altri); non hanno mai fatto parte della mia estetica immagini dark, dal carattere struggente o fastidiosamente concettuali.
Mio nonno invece era fotografo e giramondo, nei suoi lunghi viaggi fotografava con anima voyeurista l’umanità, i primi nudi che ho visto erano nelle sue fotografie, mi ricordo queste ragazze con il pube folto e riccio che trovavo di una bellezza devastante.
Da lui ho ereditato la passione per la fotografia analogica e probabilmente anche l’animo voyeurista, ero ragazzina quando giravo con la mia macchinetta e fotografavo i miei rapporti sessuali, con un’ingenuità e una naturalezza che ora non avrei.
Ho sempre saputo che l’arte e la fotografia erano il mio mondo, semplicemente quando cresci quello che sembra così ovvio e naturale viene messo in discussione da una società che ti vuole omologata e che quotidianamente ti instilla dubbi suoi tuoi sogni.
Resistere è doveroso.
D. Il tuo alias è Miss Sorry ed hai dato vita negli anni a Miss Sorry Studio. Cosa ti ha spinto a scegliere questo nome e in cosa consiste invece il tuo spazio/studio?
R. Prima di essere ufficialmente una fotografa, ho creato un piccolo negozio e atelier di arte underground che si chiamava “Sorrymama”, essendo l’unica realtà qui a Padova che offrisse un punto di vista non convenzionale all’arte street era un posto gioioso e molto frequentato.
I miei clienti non sapendo mi chiamassi Camilla mi chiamavano la signorina del “Sorry” che con il tempo si è tradotto in “Miss Sorry”.
Il Miss Sorry Studio è stata l’evoluzione del Sorrymama, un piccolo scrigno colorato pieno di accessori, parrucche, copricapi, con un’ampia costumeria fetish e non.
Non è stata una scelta precisa, è cresciuto cosi’, accompagnandosi alle cose freak che amavo comprare, non ho mai avuto interesse nel comprare abiti o accessori per me, ma muoio di desiderio di fronte ad una nuova parrucca color oro (o di qualsiasi altro colore) da utilizzare nei miei shooting.
Nel momento che ti etichettano come “diversa”, sviluppi una grande empatia con chi subisce questa etichetta, così il mio studio ha iniziato a popolarsi di artisti e di personalità che i più ritenevano weird e che io invece vedevo come una famiglia.
All’epoca il genere alternative non era sdoganato, non c’era Instagram e essere una suicidegirls aveva quel piccolo piacere del proibito che oggi è scomparso.
D. Parliamo del tuo progetto. Come e perché nasce “I am naked on the internet”?
R. Per dare voce a tutte le meravigliose storie che ho sentito in dieci anni di attività del Miss Sorry Studio, dove è sempre emerso un desiderio di amarsi e di essere se stessi dietro ogni scelta di esposizione.
Nessuno si spoglia per il semplice fatto di farlo, il denudarsi è una ricerca di amore cosi’ come ogni scelta artistica di tipo anticonformista e no. Attraverso il nudo e il racconto delle esperienze individuali si può empatizzare, ritrovarsi e crescere.
Inoltre ogni muro, ogni paura del “diverso” si abbatte con la conoscenza dell’altro.
D. Che tipologia di persone si affaccia al tuo progetto? Modelli e modelle o anche “persone comuni”? Comuni ovviamente è riferito a persone non abituate a spogliarsi davanti una macchina fotografica.
R. Al momento molti modelli e modelle che traggono giovamento dallo spogliarsi ma che si sentono comunque “in difetto” o non compresi, specie se molto giovani, questi ragazzi sono combattuti tra il fatto di fare una cosa che li fa stare bene e il giudizio familiare e sociale oltre alla paura di essere insultati sui social.
Per I am Naked on the Internet, ho fotografato comunque moltissime tipologie umane, dalla drag queen fino alla segretaria e ogni uno di loro si è raccontato in modo diverso con il denominatore comune che da tutte queste storie c’è solo da imparare.
D. Quali sono le soddisfazioni avute da quando è nato il progetto? Ricordiamo che da poco è nato il sito internet, quanto sei contenta per questo?
R. Sono molto felice che sia uscito il coronamento di questi due anni di ricerca, vorrei potervi mostrare tutto, vorrei raccontare ogni storia ma devo aspettare le date di pubblicazione e questo mi rende nervosetta e impaziente, temo non possa essere compreso o che possa sembrare un semplice progetto soft porn.
Le soddisfazioni sono comunque quotidiane e riguardano l’appoggio e l’affetto che ricevo dalla comunità online.
D. A volte la voglia di spogliarsi e mostrarsi viene percepita in maniera distorta rispetto alle reali intenzioni di chi di mette a nudo davanti un obbiettivo. Hai mai ricevuto messaggi sgradevoli su Instagram?
R. Io personalmente no, ma rivolto al progetto ho subito alcuni attacchi specialmente da donne che non mi reputavano abbastanza femminista o quant’altro.
Al di là che il femminismo è un concetto semplice che appoggio, ma che è spesso mal interpretato, io non voglio rientrare in nessuna categoria se non quella della libertà di essere, e credo che tra donne sia necessaria solidarietà e non attacchi gratuiti.
Io parlo di libertà di essere e di amore ma tenendo da conto che il progetto è di matrice artistica e non un movimento ideologico.
D. A proposito di Instagram, hai mai subito censura da parte di questo noto social? Cosa ne pensi della censura nei social?
R. La censura è una forte forma di manipolazione, quella sui social è molto dannosa perchè spegne quotidianamente le voci di molti artisti e persone che spesso hanno solamente questo modo di farsi conoscere e lavorare, senza contare naturalmente che essendo rivolta ai nostri corpi (in particolare quello femminile) fa passare il messaggio che siamo sbagliate.
Non bisogna però dimenticare che siamo in un ambiente con delle precise regole dettate da enormi interessi economici e che, di conseguenza, è importante rispettare determinate regole o aggirarle con intelligenza, anche se sono poco chiare e avvilenti.
D. Ritornando I am Naked on the Internet, con chi porti avanti il progetto e quali sono le difficoltà che hai incontrato o che tutt’ora affronti ?
R. Al momento sono sola e gestisco i social, la comunicazione, lo shop, il sito e quant’altro. E’ un lavoro per cui non bastano le 24 h che mi impegna ormai da due anni.
Sono comunque felice di farlo e mi sveglio pimpante ogni mattina perché so di essere una privilegiata non solo perché ho modo di fare quello che amo ma sopratutto perché cresco quotidianamente con le storie di cui sono depositaria.
La cosa sulla quale mi scontro spesso e che mi mortifica è che non viene compresa la fatica e il mio impegno (professionale, economico e di tempo), alcune persone mi vedono come una fabbrica di foto “per Instagram” e questo oltre ad essere molto avvilente (le mie fotografia valgono davvero solo i like che desideri sul tuo profilo?) mi mette di fronte a richieste di foto inerenti al progetto anzitempo come se io fossi ancora solamente una fotografa, facessi solo questo e non mi operassi ogni giorno per creare una realtà dove tutti possano sentirsi a casa, nel colore e nella gioia come è stata per me la galleria di mia nonna.
D. Camilla, noi ti ringraziamo e continueremo a seguirti con estremo interesse e curiosità. Ci salutiamo con un ultima domanda. Cosa ti auguri per te stessa o cosa per il tuo progetto?
R. Mi auguro di essere sempre entusiasta di quello che faccio e che questo progetto possa essere una ventata di positività e colore per chi si sente diverso o semplicemente solo.
Contatti
Sito: iamnakedontheinternet.com
Instagram:@iamnakedontheinternet
Condivisione Rumorosa di arte erotica ricercata e sconosciuta, di sontuosa volgarità e raffinata pornografia.