IDAHOBIT 2020. Non è solo la giornata contro l’omofobia.

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Domenica si è celebrato l’IDAHOBIT 2020, che non è un evento dedicato a “Il signore degli Anelli”, ma la giornata internazionale contro l’omofobia, bifobia, intersexfobia e transfobia. Si! Dovete ricordare tutti questi nomi difficili e non rompete il cazzo! Considerate che ne abbiamo pure tralasciati alcuni.

Anche se siamo tutti accomunati dalla battaglia contro l’etero-normatività, non possiamo effettuare una semplificazione dei nomi. I nomi e le parole sono importanti. Ci consentono di descrivere le cose e di riconoscerci in queste. Le parole ci permettono di urlare al mondo che anche noi esistiamo! Quella che per qualche individuo è mera semplificazione, per altri è annientamento della propria identità.

Noi maschi omosessuali siamo probabilmente la categoria più rappresentata all’interno della comunità arcobaleno e abbiamo il compito di sostenere e dare visibilità anche tutti gli altri appartenenti alla famiglia. Il super potere dell’invisibilità è bello solo quando puoi controllarlo. Essere invisibili tutta la vita è frustrante. Chiedetelo a Civati. (PS: Pippo noi voteremmo volentieri i tuoi occhi azzurri ma siamo slave del voto utile!)

 

Illustrazione digitale di Harry Potter

A proposito di omofobia e maschi bianchi omosessuali basic (MBOB?), non diciamoci bugie: all’interno della nostra comunità esiste dall’albore dei tempi un grande problema, e non sono i pedalini nei sandali o le tute dell’Adidas. Dall’etero-normatività, siamo piano piano arrivati ad una sorta di omo-normatività, dove regnano sovrani i concetti di maschio/femmina, uomo/donna e omo/etero.
A risentire di tutte queste dicotomie sono diverse soggettività: dalle persone bisessuali e pansessuali, tacciate di essere come il Molise (non esistono), alle soggettività trans* e queer, accusate di devianza o estremismo. Per non parlare
delle persone intersessuali, destinate dalla nascita a rientrare in categorie restrittive sulla base di un sedicente sesso biologico che nemmeno di “natura” appartiene loro.

Quanto all’asterisco, ricordiamo che dietro il semplice uso di questa simpatica stellina nel finale di alcune parole si cela la chiave per la considerazione di
una miriade di soggettività spesso non considerate.
Questo IDAHOBIT, celebriamo, validiamo e rendiamo visibili tutte quelle soggettività che si celano dietro il + e l’asterisco!

Non siamo tutt* ugual*, ma abbiamo uguale validità e diritto alla vita alla luce del sole. Tutt*, tranne coloro che indossano le tute dell’Adidas come capo di moda (rega’ essù, andavano di moda a Berlino prima della caduta del muro, basta!).

Illustrazione digitale Modern Family, Famiglie Moderne

Ma come si è arrivati alla definizione di questo concetto di omo-normatività? Si tratta di patriarcato o omofobia interiorizzati? In realtà, per molti anni il dibattito pubblico si è concentrato sul tema delle unioni civili e questo ha portato man mano all’oscuramento di altre tematiche, ponendo fortemente l’accento sulle famiglie gay e lesbo. Quelle che, tra l’altro, sono più vicine al modello etero-normato. Lo slogan #loveislove è diventato una sorta di gabbia per il movimento arcobaleno.

Le associazioni di attivisti, nazionali e locali, dovrebbero tornare a parlare di identità di genere, emancipazione sessuale, immigrazione e salute fisica e psicologica. Bisogna allontanarsi dalla retorica che riconosce valore e credibilità solo alle persone nello spettro LGBTQI+ che si allineano al modello di famiglia tradizionale: matrimonio, relazione monogama, figli, colf immigrata pagata in nero, cane in giardino, macchina in garage, dildo nascosto nel cassetto più alto dell’armadio e amante nascosto sotto il letto. (Tratto da una conversazione vera su instagram con @claudia_ska_ ).

Morgan Freeman meme contro lì'omofobia
Foto: PRNewsFoto/Science Channel/AP Images

Ma davvero tutti quelli che se la prendono con la comunità arcobaleno sono tacciabili di omofobia? Hanno tutti “paura dell’omosessualità, sia come timore ossessivo di essere o di scoprirsi omosessuale, sia come atteggiamento di condanna dell’omosessualità”? (Definizione tratta dal Dizionario di Medicina Treccani). NO! Alcuni sono semplicemente degli stronzi.

In realtà, questa celebre frase non è stata mai pronunciata dal famoso attore che ha interpretato Dio, bensì da un suo alter ego su twitter, tale Morgon Freeman. Però, se c’è una cosa che ricordiamo bene dal catechismo, oltre alla puzza di incenso, è che Dio opera in modi misteriosi. Allora, a noi piace pensare che Dio, Morgan Freeman, abbia ispirato direttamente il suo candidato profeta. Quindi in un certo senso la frase è anche un po’ sua!

Illustrazione digitale di Gesù

Ma che cosa sta facendo la politica in Italia contro l’omofobia? Attualmente doveva essere in votazione, dopo la milionesima riscrittura in commissione giustizia, la legge contro l’omofobia, ma è saltato tutto per l’emergenza Covid. Sembra che una nuova ri-calendarizzazione sia avvenuta per luglio. Abbiamo aspettato quasi 10 anni, per l’ostruzionismo delle destre populiste, possiamo aspettare altri 2 mesi!

Cogliamo comunque l’occasione per ricordarvi che venerdì 22 Maggio è l’Harvey Milk day! Partiamo con il dire che non potete considerarvi delle guerriere froshie sailor se non conoscete Harvey Milk! Per questo le vostre amate Penne vi faranno un bel pippone, volendo anche in senso letterale, su colui che è stato definito dal New York Times l’autore della “più severa e completa legge contro le discriminazioni” di tutti gli Stati Uniti d’America.

“Mi chiamo Harvey Milk e sono qui per reclutarvi tutti!”.

Negli anni 60 è stato uno dei primi politici americani ad essersi apertamente dichiarato omosessuale.

“Se un gay può vincere le elezioni significa che, se combattiamo, c’è speranza che il sistema possa funzionare per tutte le minoranze, abbiamo dato loro speranza”.

Vicino ai temi della sinistra progressista, intuì che non si sarebbe dovuto occupare soltanto dei diritti degli omosessuali, ma di tutti coloro che si vedevano emarginati dalla società e dalle istituzioni pubbliche (donne, immigrati, neri, portatori di handicap, persone con basso reddito, etc…). Intuì che questi temi erano in grado di creare coesione a livello locale. Agì secondo un famoso slogan di quegli anni: “Pensare globale e agire locale”. Sarebbe da ricordarlo ai numerosi sindaci italiani!

La sua vita ci insegna che gli attacchi avvengono sempre più spesso nelle sedi istituzionali con l’avanzamento di proposte di legge che mirano a cancellare diritti acquisti dopo anni di lotte. Penso ai tentativi della destra ultracattolica polacca di cancellare il diritto all’aborto, all’istituzione di zone LGBT free sempre in Polonia, al divieto di aggiornare i documenti delle persone transessuali introdotto in Ungheria o, ancor più preoccupante, all’istituzione di una commissione per rivedere “il ruolo dei diritti umani nella politica pubblica americana” da parte di Mike Pompeo.

Dopo la sua morte, fu molto difficile trovare qualcuno che potesse sostituirlo. Milk personalizzò tutte le battaglie politiche condotte. A noi penne piace pensare che stia arrivando un Harvey Milk italiano e quando arriverà noi saremo già pronte a smutandarci per lui!!!

Harvey Milk al San Francisco Pride nel 1978 - Fonte: San Francisco Chronicles
Harvey Milk al San Francisco Pride nel 1978 – Fonte: San Francisco Chronicles

QUEEF Magazine

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