Visual artist internazionale, Lula, in arte La fille de Cocteau, mescola fotografia, musica e disegno per creare universi misteriosi ed oscuri. Ha collaborato con artisti del calibro di David Sylvian, Warren Elliss, Rebekah del Rio, Jim Jarmusch.
I suoi lavori sono esposti tra Europa e Stati Uniti ma se la cercate, la trovate nella Batcaverna.
Ho avuto il piacere di ospitare La fille de Cocteau per la rubrica “tsquirt incontra” e la ringrazio per gli splendidi scatti che mi ha donato. Ora spazio alle sue parole che ci sveleranno qualcosina in più su di lei e sulla sua arte. Anzi, le sue arti.
Il tuo vero nome è un mistero, la tua provenienza ed età è un mistero. Così come enigmatica è la tua arte. Ma prima di addentrarci nei tuoi lavori e progetti, iniziamo con alcune curiosità di rito. Quando ti avvicini al mondo dell’arte? Qual è stata la prima tecnica che ti ha permesso di esprimere il tuo io attraverso l’arte? Il disegno? O cosa?
Hey! Grazie per avermi ospitata in questo spazio!
La primissima volta che sono salita su un palco non avevo ancora compiuto 5 anni. Ero una bambina un poco atipica, appena ho capito che potevo esprimermi anche senza “parlare”, beh quella è stata davvero una rivelazione. La musica è stato il primo amore. Intenso.
Nome ed età non sono specificati, ma una piccola ricerca può aiutarvi a svelare questo mistero.
Fotografia, disegno, collage. E sappiamo che la tua produzione artistica in realtà non si ferma a queste arti. Rimanendo alla fotografia e al disegno/collage, c’è una di queste arti che preferisci? Cosa ti dà la fotografia che il disegno non riesce a darti e viceversa?
Ognuno di questi medium ha qualcosa di unico. Nel caso dei collage e delle illustrazioni
ho un approccio un po’ più “libero”. Quando le idee arrivano come una valanga scelgo di rappresentarle attraverso le tecniche appena citate. Per la fotografia il lavoro è più lungo. Lo studio delle luci da utilizzare per comunicare una sensazione o un’ altra è in assoluto uno dei momenti che preferisco, nella produzione del mio lavoro. Se non avessi scelto questa strada avrei sicuramente voluto essere un direttore della fotografia.
Diciamo che ogni tecnica serve a qualcosa di specifico, la decisione di scegliere un medium o un altro si basa soprattutto sul mio umore.
Abbiamo avuto il piacere di ospitare sul nostro sito il tuo progetto Tumulto (CLICCA QUI). Un progetto personale, intimo. Quanto c’è di terapeutico in questo progetto e quanto invece la voglia di raccontare una storia con il tuo personale senso estetico?
In quel progetto c’è tutto e il contrario di tutto. É un progetto pieno di contraddizioni perché nato in un periodo particolarmente confuso. C’è la debolezza e la forza di chi vive una debolezza. C’è il corpo femminile esposto e contemporaneamente inaccessibile. Ci sono le lame che simboleggiano la violenza ma che nel mio caso sono quasi sempre collegate al concetto di amore.
Nel momento stesso in cui il progetto è stato pubblicato è diventato un percorso terapeutico. Consegnare il proprio dolore agli altri, anche senza dettagli, può rivelarsi utile. spingerli ad aprirsi. Il dolore è un’esperienza che ci accomuna tutti, in qualche modo. Provare ad accettare quello che ci accade, il male soprattutto, è spesso un soggetto nel mio lavoro.
Proprio in occasione della presentazione di Tumulto, ho appreso che sei quasi completamente non vedente da un occhio. Questo come ha influito nella tua vita e nel tuo percorso artistico?
Nella mia vita, moltissimo. Ho iniziato a perdere la vista abbastanza presto, con un peggioramento repentino proprio un anno fa. Ho i miei momenti di sconforto ma mi sto adattando.
Produco un po’ meno velocemente di prima e perdo l’equilibrio un po’ più spesso.
Stilisticamente prediligi il bianco e nero al colore, seppur quest’ultimo non lo disdegni completamente. L’effetto fotografico è patinato come se fosse una vecchia pellicola vintage. Come hai scelto, o come ti ha scelto, questo stile fotografico? Cosa ti attrae del bianco e nero e perché credi ti possa raccontare meglio?
Ho una passione smisurata per i film noir. Il bianco e nero è un tributo a quell’immaginario fatto di donne un po’ vittime un po’ carnefici, di doppi e di situazioni mai completamente chiare. Quindi cerco di trasportare il pubblico in quel tipo di universo.
Per me è bianco e nero o ultra saturo. Non c’è una via di mezzo.
Nel mondo della fotografia, c’è chi ti ha ispirato o che ami particolarmente?
Man Ray, Letizia Battaglia, Sally Mann, List, Horst, Chieko Shiraishi, Anne Barlinckhoff.
Della stessa anima elegante e retrò sono realizzati i tuoi collage e i tuoi disegni. Quali sono le connessioni che cerchi nel realizzare i tuoi collage?
Diciamo che di tutti i medium che uso, il collage è il più sincero. Nei miei collage ci sono molte sensazioni reali, travestite da sensazioni surreali. C’è tantissima verità in quei lavori. Vorrei tornare a quella tecnica. Ma per farlo ci vuole un particolare stato d’animo. Che ora non c’è. Ma sono una donna paziente.
Da cosa invece ti fai ispirare per i tuoi disegni?
Ritrarre scene di film è davvero una delle cose che preferisco fare. In assoluto. Una delle poche cose che calma la mia mente. Di solito scelgo soggetti a cui sono legata, per motivi diversi. Ritraggo molte, moltissime donne. L’armonia dei corpi femminili è qualcosa che mi piace particolarmente “celebrare”. E poi le persone a cui voglio bene. Mi piace ritrarre chi amo.
Ad ogni modo, sono esattamente il tipo che esce di casa con fogli e carboncini in borsa sempre perché “non si sa mai….”.
So che hai delle figura artistiche, al di fuori della fotografia, di riferimento. Chi sono e perché?
Artemisia Gentileschi è una figura di riferimento. Pittrice di incredibile talento e bravura, la sua forza e resilienza mi hanno sempre ispirata. Mi dispiace che ci si ricordi di lei quasi esclusivamente per la sua tragedia personale.
Potrei poi dire che la filmografia di David Lynch ha influito in maniera abbastanza preponderante. Specialmente le sue “donne in pericolo”.
David Sylvian. Artista dalle doti straordinarie. Al di là della sua carriera da musicista, che non ha bisogno di molte parole, mi piace il suo approccio all’arte. Sono generalmente molto ispirata da chi non ha paura di sperimentare. Chi esce dalla comfort zone. Mi piacciono gli artisti coraggiosi. Qualche anno fa è uscito un suo libro fotografico, ERR, che è quasi un feticcio per me. Vado matta per quel libro.
Ho poi avuto la possibilità di lavorare ad una serie di illustrazioni per una limited edition di t-shirts che usciranno ad Ottobre, acquistabili attraverso lo store ufficiale di David.
È stato il mio lavoro preferito in assoluto. Lo porto nel cuore.
David è un artista completo ed una persona davvero paziente. Mi sono sentita molto molto piccola di fianco alla sua caratura artistica, ma anche molto molto fortunata. I consigli che mi ha dato mi hanno aiutata profondamente nella ricerca dell’autenticità nel mio lavoro. Gli devo molto.
E Jean Cocteau ovviamente. Ah, Jean… Beh, il mio nome d’arte è un omaggio alla sua arte. Fonte d’ ispirazione infinita. La prima volta che ho visto la trilogia di Orfeo ho perso la testa. Lui è stato un artista infinitamente coraggioso. Il mio preferito. Porto una copia di “Opium” con me ovunque vada. Sempre. Semplicemente un papà artistico.
Ora una curiosità personale. Hai una passione per Batman, da cosa nasce?
Mmmh… daddy issues? Mi ero promessa di non fare questa battuta ma evidentemente non ci sono riuscita.
Parlando seriamente, sono una millennial, “Batman, the animated series” era una mia vera fissazione. Quando avevo 6 o 7 anni avevo in casa più action figures di Batman che Barbie. Ero una bambina un po’ dark.
Ho avuto la possibilità di illustrare un poster per Blue Robin Collectables, in occasione del Batman Day 2023. Un Adam West gigante. Tornerà disponibile nel Batman Day 2024.
“Vuoi salire da me a vedere la mia collezione di Batman?” è decisamente qualcosa che potrei dire. Lunga vita al pipistrello!
Lula, grazie per il tempo che mi hai concesso nel realizzare quest’intervista. Voglio salutarti con la classica e ultima domanda riguardo il tuo presente e futuro. Stai lavorando a qualche nuovo progetto? Cosa ti auguri nel futuro a livello personale e artistico?
Sono a Milano con la mostra “Just Woman” a fine Settembre, in giro con la mia carovana musicale fino a Novembre e di nuovo in giro per gallerie da Marzo 2025, con l’inizio del “tour” americano. Contemporaneamente sto componendo musica per film, che è il mio secondo lavoro. Per la prima volta mi sto cimentando con la musica tradizionale del mio paese di orgine (Marocco) ed è un percorso più emotivo di quello che potessi immaginare. La musica riempie certi vuoti. Giro e giro ma torno sempre li. È come un amante che non si riesce a dimenticare.
Grazie Queef per la bella conversazione! À bientôt!
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