L’amore per il cibo – Gpunto

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L’amore per il cibo

di Gpunto

Uno degli ultimi ricordi che ho di mia zia Carolina è la sua figura, in cucina, mentre gira il mestolo tra le bolle del sugo che sta andando a fuoco lento. Le chiedevo come facesse a cucinare così bene e lei, grembiule stretto in vita e con un decolté trasbordante mi disse “Tesoro bello della zia, il cibo lo devi amare!”
Questa fase mi è sempre risuonata nelle orecchie. Sono cresciuta dunque come una buongustaia e quando me ne andai dalla casa dei miei genitori per andare all’università, non ebbi più nessuno che mi preparasse da mangiare.  Così ho dovuto imparare da sola a scegliere i cibi e ad imparare a cucinarli.
La prima volta che mi si spalancò la porta di un supermercato mi pareva di essere ad un carnevale di Rio. Luci, colori e ghirlande e pure una musica bella allegra. Suonava MARACAIBO e quel ritmo e le mani appoggiate sul carrello del supermercato avevo quasi la tentazione di proporre un trenino agli altri clienti.
Mi sembrava andassero tutti così di fretta e così tristi e capii che non erano nel mood festaiolo. Quindi abbandonai l’idea ma io, quella sera, avevo proprio voglia di festeggiare per cui, quando nessuno mi vedeva azzardavo eccentrici passi di danza.
Così tra un jazz square e un moonwalk mi ritrovai al reparto ortofrutta. Mi si spalancò dinnanzi uno spettacolo che non avevo mai visto. Grandi sfere di pomodori rossi sembravano invitarti ad una partita di bocce. Immaginavo quei bei pachino ad essere raggiunti dagli Alicanti rotolanti e nell’urto tramutarsi in salsa.
Andando più avanti vidi un cespo di broccoli romani e alla vista di tutti quei frattali m’ipnotizzai come rapita da pensieri metafisici ed esistenziali. Menomale che l’hanno fatto verde, mi dissi, temendo di passare dall’esistenzialismo di Sartre a quello di Cioran. A quel punto la paura mi fece andare avanti veloce e mi ritrovai con il carrello di fronte alla cassetta delle zucchine.
Erano verdi pure loro, un bel verde scuro però!  Ne presi una ed era lunga e dritta.  Poi ne vidi un’altra e aveva la pelle liscia e una punta bella stondata. Nella parte terminale si incurvava verso l’alto ed era matura al punto giusto! Raccolsi in una bustina di plastica le zucchine per la mia serata e sempre a passo di musica facevo ingurgitare al mio carrello una miriade di cibi. Nel frattempo vidi se qualcuno degli altri clienti avesse voglia di festeggiare ma erano tutti presi ed indaffarati e nessun sorriso all’orizzonte. Purtroppo!
Mi diressi quindi alla cassa e pagando con i buoni la cassiera mi disse che dovevo spendere altri 4 euro per raggiungere la cifra utile per coprire i 5 buoni pasto che avevo strappato dal mio blocchetto. Guardandomi attorno, in prossimità della cassa, arraffai dei Settebello Hatù in promozione sperando di utilizzarli prima o poi…
Tornai a casa e mi misi a riordinare nei pensili della cucina i pacchi di pasta e il pan carré. Poi passai al frigo. I formaggi nel secondo ripiano del frigo, accanto i tortellini. Infilai di lungo le bibite. Presi i pomodori dalla bustina di plastica e li misi nel cassettone di destra. Erano rimaste solo le zucchine.

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© Viola Gesmundo

Mi misi a sciacquarle per la frittata. Presi in mano quella lunga e dritta e gli tagliai le estremità riponendola nella padella. Arrivata all’ultima zucchina, quella tutta bella incurvata, che avevo già puntato dal supermercato, mi resi conto del pacchetto intonso di preservativi. Ne srotolai uno, su quella bell’ asta verde e mi piacque.
Lo accarezzavo dolcemente, com’ero abituata a fare con il mio ex marito solo che lui aveva bisogno delle mie carezze, quella zucchina invece no. Era già bella dura!  In fondo, pensai, lui stasera non c’è e la musica che sto ascoltando mi rende particolarmente languida. Fu un attimo e mi ritrovai sul letto con la zucchina tra le gambe. Era fredda ma non ci mise molto a scaldarsi. 

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© Viola Gesmundo

I sughi inzuppavano il letto come non mi era mai successo. E gemetti, e molto quella sera. D’un tratto poi la mia mano si fermò ed io venni.  Chi l’avrebbe detto che un cucurbitaceo potesse creare sospiri e gemiti così intensi ?!? – pensai. Poggiai la mia zucchina sulla mia destra e mi addormentai. Passò una manciata di minuti e aprendo gli occhi vidi quell’ortaggio ancora nel lattice dei Settebello.  Era ancora duro e vi confesso che riprendere non mi avrebbe rattristato ma non volevo essere ingorda.
Pensai allora all’espressione che usava sempre Zia Carolina. Chissà se pure lei amava il cibo come l’ho amato io stasera…. Mi girai dall’altra parte e mi riaddormentai nuovamente. In fondo era tardi, alla festa c’ero stata e avevo pure rimorchiato!

 

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© Viola Gesmundo

Viola Gesmundo aka viola.g
Architetta ed illustratrice di origine foggiana, vive tra Torino e Rotterdam.
Nei 2017 nasce il suo alter ego VIOLA.G, una serie di illustrazioni a carattere erotico che indagano sulla sessualità.
Nel 2016 realizza un murale per la riqualificazione di un ex dazio ottocentesco a Torino ed ottiene una residenza d’artista con la Foundation B.a.d a Rotterdam conclusasi con una grande opera site-specific .
Nel 2017 le sue opere sono state esposte in varie mostre, presso il MAU – Museo d’Arte Urbana di Torino, lo Studio De Bakkerij a Rotterdam ed il Museo Civico di Foggia con la personale DIORAMI 365+1. 
Caratteristica del suo tratto è la linea nera che, intrecciata ad una ricerca sulle texture presenti nella città, delinea paesaggi e personaggi.
Viola crede che l’arte sia per tutti e vede la città come un’enorme tela senza fine spesso troppo cupa, i suoi ‘disegni felici’ hanno sempre un messaggio di carattere sociale improntato ad un grande senso di libertà.
Viola realizza performance, livepainting e laboratori con adulti e bambini.
Nel 2017 ha pubblicato con Matilda Editrice “Una Strada Per Rita”, libro sull’assenza della toponomastica femminile delle città.
Con le sue illustrazioni ha collaborato con We Transfer e con le riviste Drawing The Times ed Aspirina.

Contatti:
Instagram: @viola.gesmundo_illustrations
Linkedin: viola-gesmundo
Facebook: @violagesmudo
Behance: violagesmundo

 

Gpunto
Gpunto è lo pseudonimo di una fanciulla con tanta esperienza e tanti ricordi. Anche se non pratico molto il sesso nella mia vita non voglio rinunciare all’erotismo che mi da gioia ed entusiasmo. Non sono racchia, mi annoia andare per locali con le carni in mostra perché non siamo in macelleria e poi d’inverno ho freddo. Anche per questo scrivo poesie.

 

La rubrica senza filtri è a cura di T-Squirt con la necessaria e preziosa collaborazione di Elena Giorgiana Mirabelli ,redattrice e responsabile progetti di Arcadia book&service.

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