T-Squirt incontra – Intervista a Marcel Swann

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“Il termine erotismo per me ha valenza mistica. Si tratta di una modalità di conoscenza della realtà. Per me è possibile erotizzare anche la spesa al supermercato.” Marcel Swann

 

© Marcel Swann – Foto di Marcel Swann con il nostro grembiule “The Hungry Brigade”

Marcel Swann nasce in Brasile nel 1986 e cresce a Firenze. Già da ragazzino è ossessionato dalle arti visive e all’età di dodici anni inizia la sua attività come graffiti writer, preferendo lo stile old school. Si avvicina alla fotografia per la necessità di archiviare, a scopo di studio, i lavori di altri street artist, rendendosi poi conto che questo è il modo a lui più congeniale per fare ricerca sulle varie materie di suo interesse. Abbiamo avuto il piacere di “incontrarci” virtualmente e scambiare una piacevolissima chiacchierata insieme, e lui ci ha risposto sempre “in maniera tranquilla, piuttosto che fare i pipponi filosofici (parole sue che apprezziamo enormemente). Ma ora spazio alle sue splendide foto e alle sue parole. Conosciamo insieme Marcel Swann. Buona lettura.

Marcel Swann

D.Marcel, grazie per il tempo e per gli splendidi scatti che ci hai dedicato. La prima domanda riguarda il tuo passaggio da writer a fotografo. Qual è stata la scintilla che ti ha fatto virare sul mondo della fotografia?
R.Alle superiori avevo un gruppo rap hardcore che si chiamava Difference between Philippe Starck and Chikatilo. Eravamo in tre e tutti facevamo graffiti già dalla scuola media assieme ad altri personaggi a noi vicini. Io macinavo una cosa come due film al giorno ed ero allucinato dentro un periodo di merda. In qualsiasi modo tu la voglia intendere. Steccavo annate a scuola ed intanto, da stronzo quale nacqui, mi facevo una cultura parallela. Ti faccio un esempio per farti capire l’entità della mia stronzaggine: facevo forca -sega, buca- il sabato mattina a scuola per andare all’università di Firenze a seguire delle lezioni d’economia su Il Capitale di Marx. Giuro, non era una questione politica. Forse si trattava più di baccagliare le universitarie che altro ma non era una roba politica. Avevo sempre una macchina fotografica a pellicola quando giravo e prendevo appunti. Ad una certa cercai di portare la produzione del gruppo musicale che quello della crew graffiti su altra strada meno purista. Una sera, mentre giocavamo a Dungeons and Dragons, scazzammo perché ormai eravamo spaccati in due fazioni con approcci filosofici diversi e qualcuno mi tirò uno spremi agrumi in faccia. Che è paradossale se pensi al nome del nostro gruppo. La pietra sopra l’ho messa dopo quella scazzottata: quinta superiore mi pare. I graffiti li vivevo come un atto da farsi in gruppo perché così era nato ed era forse nello stare assieme il maggiore stimolo ma non riuscivo a chiuderci tante riflessioni attorno. Eravamo un movimento per quella roba ed io sentivo l’esigenza di fare il solista per mettere più carne al fuoco. Ma dovevo abbandonare quel mezzo. Comunque siamo tutti ancora amici.

© Marcel Swann 

D.Nato in Brasile, cresciuto a Firenze e ora vivi a Milano. Immagino che questo sia stato per te un motivo di crescita personale. Cosa a livello artistico ti hanno dato queste tue esperienze?
R.Ho vissuto anche a Birmingham, in Inghilterra, e Los Angeles ed ogni posto mi ha lasciato qualcosa di diverso. Mi sta sul cazzo chi dice “Sono stato sei mesi nel posto XYZ! Mi ha cambiato dentro!”. Sono, il più delle volte, cazzate perché anche fare la spesa nel supermercato sotto casa se con la giusta mentalità ti può aprire porte interiori che ti fanno crescere. Io ho almeno tre rivelazioni l’anno che mi stravolgono e almeno una di queste avviene mentre sto sul cesso di casa mia. Ora -in teoria- abbiamo modo di aprirsi la mente con meno sbattimento anche se viaggiare, se lo si riesce a fare mettendosi realmente in gioco in dimensione di confronto con l’incognita, da più chances. Quello che mi è stato dato a livello artistico è quello che mi è stato dato a livello umano. Esperienza umana ed artistica sono inscindibili. Ad esempio in Inghilterra ho fatto da assistente prima ad un reporter quasi mio coetaneo e poi ho lavorato in uno studio di un indiano che faceva prevalentemente foto a famiglie ma il tempo libero lo spendevo in ambiente artistico -il termine andrebbe approfondito- più marcato tra pittori e musicisti. Grazie a queste cose ho appreso l’arte del fare la spesa in pigiama. La poesia situazionale è ovunque ma la capacità di saper succhiare da tali offerte pretesti per la crescita va trovata al proprio interno. La cosa più importante che ritengo d’aver imparato in questa serie di esperienze è il saper gestire le negatività della vita. Anche quella è tutta materia costitutiva ed è inevitabile avere periodi di merda che ti schiacciano ma serve farli maturare internamente per poi sfruttarli artisticamente.

 

D. Marcel hai pubblicato recentemente il tuo libro Tears/Nah, un percorso fotografico frutto di ricordi e scoperte. Com’è nato questo libro e cosa “racconta”?
R.Non è una cosa da esaurirsi in una risposta. Dovete prendervelo, studiarvelo e magari riuscire a venire ad una delle presentazioni che farò a breve in modo da poter approfondire gli elementi filosofici ed artistici che ci sono alla base. Il libro si compone di fotografia e frammenti di racconti. Ci sono tre tipi di studio all’interno che secondo me non dovrebbero mai prescindere dal processo artistico: quello sulla propria persona, quello sul mezzo e ovviamente sull’oggetto. Le foto sono hardcore, molto sature, fangose ed ho scelto di realizzarle con tecniche diverse. Questo rende l’interpretazione meno immediata ma le mie foto difficilmente possono essere lette singolarmente; hanno necessità di un corpus più ampio rispetto al singolo scatto. La scelta è anacronistica volutamente: scegliere questo approccio ora che le immagini vengono voracizzate e neanche digerite è, come diciamo in Toscana, farsi la frusta per il proprio culo. Non sono foto esauribili ad una lettura superficiale. Senza entrare troppo nel dettaglio proprio perché non abbiamo il tempo -e perché questi progetti devono essere eviscerati anche dal fruitore- ho deciso di unire frammenti di racconto che non sono direttamente collegati alle foto esposte ma utilizzano lo stesso processo creativo e gravitano sullo stesso oggetto di ricerca. Sono parti tagliate di racconti più lunghi che ho scritto negli ultimi due anni. L’oggetto in termini spicci è la memoria come strumento salvifico per l’interpretazione / gestione del presente. Forti elementi compositivi sono l’erotismo ed il sentimento mortifero. Anche l’allestimento stesso del libro è stato fatto con il criterio di rappresentare totalmente la mia visione tanto che, visto che siamo nel tempo in cui tutti vogliono apparire, ho scelto di non inserire nemmeno il nome o il titolo nella costola. E ringrazio il mio editore Iemme Edizioni per la libertà concessami. (Clicca qui per comprare il libro)

© Marcel Swann 

D.Oltre le splendide modelle abbiamo potuto ammirare nel sito foto di paesaggi, scorci e altro. Foto che si incastrano perfettamente con tutto il resto anche grazie alla tua scelta cromatica. Cosa ama fotografare Marcel?
R.Più che questione d’amore è questione di necessità. Le mie foto sono autoritratti. Spesso la cosa la vivo come una condanna tanto è materica la necessità di realizzare quel determinato lavoro per vedermi in diversa luce ed analizzarmi all’interno del nostro periodo storico. Nella maggioranza dei casi questi autoritratti si sommano ad altre figure umane e sarò sempre grato a chiunque mi abbia dedicato il suo tempo per avermi dato questa possibilità. Ultimante sto scattando sopratutto oggetti per progetti personali. Ormai è quasi un anno che sono dietro a questi due nuovi progetti ed ho sempre la sensazione che manchi qualcosa per chiudere ma direi che ci siamo. Sono periodi: tocchiamocele scaramantici.

© Marcel Swann

D.A proposito di modelle, come le scegli? Cos’è che una modella deve avere per ambire ad essere immortalata da te?
R.Le persone che ritraggo devono avere una propria cifra personale in sto mondo di fake / poser.

 

D.La natura erotica dei tuoi scatti è ciò che all’inizio ci ha colpito maggiormente. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensi di questo argomento, Marcel, cos’è per te l’erotismo?
R.Il termine per me ha valenza mistica. Si tratta di una modalità di conoscenza della realtà. Per me è possibile erotizzare anche la spesa al supermercato.

© Marcel Swann

D.Ci sono fotografi che nel corso degli anni hai seguito e continui a seguire in modo particolare? Ti ispiri a qualcuno?
R.Coscientemente non mi ispiro a nessuno e sicuramente i miei riferimenti sono più dalla letteratura, dalla musica o dal cinema che dalla fotografia. Mi capita che, gente malata di lettura, riesca a scovare richiami agli autori che amo dentro le mie foto e questo mi fa felice. Se di fotografia vogliamo parlare vi dico che la mostra di Wolfgang Tillmans a Londra meritava. La ballata di Nan Goldin alla Triennale a Milano pure. Hanno entrambi il mio più profondo rispetto. La mia costante sin da piccolo è che mi son mosso saltando da estremo ad estremo. Odio le vie di mezzo. Posso dirti che ho avuto una fissa per i lavori di Marilyn Nance nello stesso momento in cui l’avevo per Elmer Batters per farti capire cosa intendo. Parlando della musica a diciasette / diciotto anni ero l’unico infognato con i Replacements e Robert Wyatt tanto quanto potevo esserlo per certa Tekno o i Truceboys. Quando alle superiori ho messo in discussione quello che stavamo facendo a livello di graffiti l’ho fatto sia grazie a letture come “Sulla Popular Music” di Adorno sia a dischi come “Sangue” dei Truceboys. L’uno mi si poneva come critica al banale e l’altro al purismo ed io, che mi muovevo in una scena artistica di provincia molto rigida e disciplinata per vezzo sterile, ho avuto basi che poi ho potuto nel tempo solidificare. Il discorso è lungo.

© Marcel Swann – Foto di Marcel Swann con il nostro grembiule “The Hungry Brigade”

D.Il tuo profilo Instagram ha oltre 10k follower, e notiamo che è in continua crescita. Che rapporto hai con i social e quanto credi sia importanti ad oggi per farsi conoscere?
R.A me i social fanno cagare ma sono attualmente imprescindibili. Io poi tengo alla mia privacy quindi mi mettono anche paranoia però sto al gioco. Fai conto che nei mesi che ho vissuto a Los Angeles a livello di social avrò messo una cosa come sei o sette foto. E tutte in differita. Gente che ci passa una settimana carica cinquanta foto al giorno. Sia chiaro posson fare quel cazzo che gli pare e non condanno nessuno ma io ho altra mentalità. Altra roba la gente che comunque stimi ed a cui hai sempre mostrato rispetto che si offende se non la segui su Instagram. Io ho sempre i miei trip mentali pesanti su come utilizzare i social e sono vecchia scuola su queste robe. Magari non ti seguo perché preferisco seguire sconosciuti che mi diano input lavorativi diversi visto che tu sei mia amica/o oppure conoscente che rispetto e quindi periodicamente sarò comunque a sostenerti, vedere quello che fai. Ora contano più ste cazzate che l’effettivo rapporto con la persona. A me di like e robe simile frega un cazzo sennò farei lavori totalmente diversi. Non li guardo manco i followers che quello che conta è la qualità degli individui non il numero.

© Marcel Swann – Foto di Marcel Swann con la nostra t-shirt “The Hungry Brigade”

D. Marcel, ti ringraziamo nuovamente per la disponibilità, ti rivolgiamo un ultima domanda. Cosa ti aspetti da questo 2018 e qual è un sogno che vorresti si realizzasse?
R.Sogno per l’Italia non per me. E sapete cosa sogno? Un nuovo governo tecnico che veda come primo ministro Luciano Gaucci.

Contatti:
Sito: marcelswann.com
Tumblr: marcelswann.tumblr.com
Instagram: instagram.com/marcelswann 

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