T-Squirt incontra – Intervista a Mattia Bau Vegni

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Mattia Bau Vegni, o semplicemente Bau, è un illustratore, graphic designer e tatuatore, nonché “Puppy Italia” 2021/22. Nel suo lavoro ama giocare con elementi Pop e Queer, mischiandoli in quella che è la sua idea di estetica.
Fa cose artistiche fondendole con i temi e le rivendicazioni LGBTQIA+, i suoi canali social sono un mix di illustrazione, progetti artistico/attivisti e shooting in cui queerness e sex positivity si intrecciano e completano a vicenda.

Mattia Bau Vegni
Mattia Bau Vegni fotografato da Enrico Berni

Ringraziamo Mattia sia per il disegno che ha realizzato per noi che per il tempo che ci ha concesso nel realizzare questa intervista.
Con l’occasione vogliamo augurare un favoloso Pride Month a tutt3.

Illustrazione di Mattia Bau Vegni per T-Squirt
© Mattia Bau Vegni per T-Squirt
T-shirt Proud to be Fabulous

Ciao Mattia e grazie per aver partecipato al nostro “T-Squirt incontra”. Questa intervista è speciale perché ricade nel Pride Month ed abbiamo pensato a te per realizzare un disegno ad hoc. Ma iniziamo prima parlando di te come artista. Quando nasce la tua passione per il disegno?
Ciao e grazie a voi per aver pensato a me in occasione del Pride Month. Dunque, quando nasce la mia passione per il disegno…boh! Sono serio, non ne ho idea. Semplicemente c’è sempre stata da che ho memoria. Mi ricordo questi episodi da piccolo (tipo età asilo/elementari) in cui costringevo mia mamma a farmi dei disegni di streghe (mi ricordo in particolare le streghe chissà perché…) per poi colorarli o farci cose. Non so che fine abbiano fatto, ma ho memoria fotografica di lei che disegna. E poi pile di fogli e album, matite e tutto il resto che negli anni ho letteralmente macinato. La bottegaia del mio paese ancora ringrazia mia mamma per il contributo in articoli da cancelleria. Insomma, più che uscire per giocare a calcio (che schifo) mi chiudevo a disegnare di tutto e devo dire nessuno mi ha mai fatto sentire “strano” per questo. Grazie mamma insomma.

Illustrazione di Mattia Bau Vegni
© Mattia Bau Vegni

Nel tuo lavoro unisci elementi Pop e Queer, qual è l’immaginario che ti ha formato come artista? Dove trai ispirazione?
I manifesti pubblicitari, con la loro estetica chiara, definita e protesa a veicolare un messaggio, sono sicuramente un mio grande punto di riferimento e ispirazione. Soprattutto quelli di fine ‘800 inizio ‘900, Toulouse Lautrec e Mucha su tutti. Non sono mai impazzito per l’astrattismo in generale, sono più uno da “dimmi cosa mi vuoi dire e fammelo capire, grazie”. La Pop Art ha sicuramente segnato la mia estetica soprattutto nell’utilizzo delle tinte piatte ed in generale le tecniche di stampa e la grafica sono elementi molto presenti nei miei lavori. L’ispirazione la traggo un po’ dalle cose che mi succedono e dai temi sociali che mi riguardano da vicino, questo perché sinceramente credo che ognuno dovrebbe parlare di ciò che conosce, e lasciare gli spazi alle varie competenze.

Illustrazione di Mattia Bau Vegni
© Mattia Bau Vegni

Nella tua bio ci scrivi che nel tuo canale ci sono anche progetti artistico/attivisti. Quanto è importante per te la parte dell’attivismo e che collaborazioni hai avuto a riguardo?
La parte attivista è diventata sempre più importante in questi anni, ed è quell’elemento che per me distingue un progetto con del contenuto artistico da uno meramente estetico o da un esercizio di stile. Per me l’artista è colui che crea qualcosa perché ha bisogno di comunicare qualcosa, che ha un’urgenza nell’affermare un concetto, un’emozione, una riflessione. L’abilità tecnica nel creare qualcosa di bello, o di ben fatto (secondo quali canoni poi?), non mi basta più per riconoscere un lavoro come “arte”. Non pretendo nemmeno che in tutti i lavori e progetti ci sia quel contenuto artistico e di urgenza di dire qualcosa, semplicemente se non c’è non riesco a parlare di opera d’arte, quanto piuttosto di un lavoro estetico. Tanti artisti quel qualcosa in più da dire, quell’urgenza da comunicare, li trovano nella propria sensibilità ed emozioni, io l’ho identificata nel mettere il mio lavoro a servizio dell’attivismo, che riguardi temi LGBTQIA+, la sessualità o varie forme di relazioni.
Il progetto che al momento posso definire più completo, ed impegnativo, per contenuti artistico/attivisti è sicuramente “The coloring Drag”. Un coloring book per adulti e bambini che unisce i ritratti di 14 artistə drag*, con madrina Cristina Prenestina, a testi che parlano e spiegano in forma semplice i principali temi legati alla comunità LGBTQIA+: identità, identità sessuale, identità di genere, ruolo di genere, espressione di genere, orientamento sessuale ed affettivo, sigla LGBTQIA+, famiglie arcobaleno, bullismo omotransfobico, intersezionalità. I testi sono stati scritti da Natascia Maesi, attuale presidentessa di Arcigay Nazionale, che è riuscita a fare un lavoro magistrale nello spiegare (persino l’intersezionalità) i vari temi con un linguaggio semplice e chiaro, tale da poter essere veicolato da un adulto ad un bambino. La paternità del progetto è condivisa con mio marito, Valerio Bellini, ed è stato realizzato con il supporto di Arcigay Firenze, insieme al quale abbiamo fatto in modo che una parte dei libri stampati tramite un crowdfunding andasse distribuita nei vari circoli Arcigay italiani che ne avevano fatto richiesta. Si è trattato di un progetto lungo e complesso, soprattutto la parte del crowdfunding, ma devo dire che è stato ripagato dall’entusiasmo con cui tutti e tutte, per primi i e le performer che hanno prestato i loro volti per essere colorati, l’hanno accolto e sostenuto.

Mattia Bau Vegni con il suo color book The Coloring Drag Vol.2
Mattia Bau Vegni con il suo color book The Coloring Drag Vol.2

Quali sono le tematiche, i soggetti che ami illustrare maggiormente?
Suppongo che la cosa cambi a seconda dei periodi e situazioni, ma ho trovato un mio elemento ricorrente nella rappresentazione di soggetti queer ed in contrasto con la mascolinità tossica e performativa. Già con “Santa Manza” (serie di ritratti pubblicata su Instagram tra marzo e maggio 2021) avevo iniziato a fare una ricerca nella rappresentazione di corpi maschili, anche stereotipati nei tratti del “manzo”, declinati secondo un’estetica che ne mettesse in risalto gli aspetti più queer e meno conformi agli stereotipi della mascolinità tossica. Sicuramente la figura della Drag Queen, soprattutto quella più “sbagliata e scomoda”, è diventata per me elemento rappresentativo di questa lotta agli stereotipi del maschio perché, banalmente, trovo che un “uomo” che decide di accendere i riflettori sul proprio lato femminile, anche esagerato e volgare, sia uno dei più potenti schiaffi che si possano dare al culto della mascolinità.

 

Ci sono artist3 che ti hanno ispirato o che ami particolarmente?
Direi sicuramente Leigh Bowery e Divine (ce l’ho pure tatuata su un braccio). Mucha e l’Art Nouveau in generale, Klimt, la Pop Art ed in particolare Roy Lichtenstein, ma anche l’arte classica e rinascimentale… insomma un miscuglio di cose che non lo so più nemmeno io.

Illustrazione di Mattia Bau Vegni
© Mattia Bau Vegni

Oltre ad essere illustratore e graphic designer sei anche tatuatore. Che soddisfazione ti da tatuare in modo indelebile un tuo disegno sulla pelle di altre persone?
Eh oddio, inizialmente è stata dura. L’ansia di mettere le mani su qualcuno in modo indelebile, la responsabilità di quello che stai facendo e delle aspettative di chi si affida a te mi hanno tenuto bloccato per tanto tempo nel decidere di intraprendere questa strada. Poi ad un certo punto, un po’ perché ero maturato e un po’ perché mio marito mi spingeva a farlo, ho detto “proviamoci”. Oggi le ansie e le paure sono sparite, ho anche imparato a “toccare ed invadere lo spazio personale” di chi si sdraia sul lettino (cosa non scontata per uno come me, fidatevi) e quando finisco un lavoro c’è sempre quel momento in cui il cliente si guarda allo specchio, mi sorride e dice “grazie”. E niente, è figo 🙂 Ho anche imparato che l’ego va tenuto a bada, e anche quando ti trovi a tatuare disegni non tuoi, o addirittura disegni che mai proporresti a qualcuno (capita ovviamente), alla fine tu ti stai prestando a realizzare un qualcosa, sul corpo di qualcuno, che per lui o lei è importante, che li fa stare bene e magari regala loro un qualcosa per cui essere felici. E niente, direi che comunque vada è un lavoro bellissimo. Ah, ovviamente c’è un limite… se entra uno a chiedermi una svastica, busti in marmo nero e robaccia simile, può tranquillamente andare dove tutti sappiamo.

Mattia Vegni mentre tatua fotografo da Luca Sansini
Mattia Vegni fotografo da Luca Sansini

Nel 2021/22 diventi Puppy Italia, come hai vissuto questa esperienza?
Esatto, in tutto questo ad un certo punto vengo eletto Puppy Italia, ovvero il rappresentante per un anno della comunità Puppy italiana. Per i e le vanilla che ci leggono, si sta parlando del Puppy Play, ovvero una pratica che rientra nella sfera BDSM e che è di fatto un gioco di ruolo in cui si interpreta un cucciolo di cane. Vi rimando al mio IG per eventuali approfondimenti sulla questione e sulla sessualizzazione del Puppy Play che, spoiler, non è sempre presente. L’esperienza da rappresentante, evito il termine Mister perché finalmente qualche anno fa si è deciso di rimuoverlo dal titolo in modo da renderlo accessibile a tutte le identità, mi ha spinto a comunicare più attivamente sul tema puntando alla divulgazione e, anche in questo caso, all’attivismo sulla sessualità e contro il kink shaming. L’anno da Puppy Italia è stato ricco anche di eventi e concorsi a cui presenziare in veste ufficiale, il che ti mette in luce e ti permette di incontrare un sacco di persone e fare rete con tante realtà e poi dai… è divertente fare la Miss per un po’.

Mattia Vegni fotografo da Luca Sansini
Mattia Vegni fotografo da Luca Sansini

Giugno è il mese del Pride Month, che significato ha per te?
Il Pride Month è sempre un momento caldo, diciamo. Fatto di entusiasmo e aspettativa per tutte le cose che arrivano e che ci sono da fare (tra cui anche rispondere a quest’intervista cercando di non passare per una scema basica). é anche quel periodo in cui si riaccendono temi vecchi e stantii, che non meritano più la nostra attenzione ma che, scusate, mi fanno incazzare non poco. Il sempreverde tema del Pride sobrio, ad esempio, secondo cui dovremmo smetterla con questi lustrini e questa ostentazione che ci fanno “passare male” davanti al resto della società che poi non ci concede i diritti. Cioè… mi tocca vedere e sentire membri della comunità LGBTQIA+ parlare di diritti concessi in cambio di buona educazione. I diritti sono tali per nascita, non per merito post valutazione da parte di un’elite… quello è fascismo. Ma insomma, discussioni sterili e come dicevo stantie che semplicemente scadranno nel dimenticatoio della storia a parte, il Pride Month va celebrato, va vissuto e rivendicato soprattutto oggi, con questo Governo e quest’aria non proprio rassicurante che tira in giro. L’importante è che non inizi e finisca con giugno, e non si esaurisca in una parata in pompa magna, ma che si estenda in ogni aspetto, anche minimo, della nostra vita. Che sia anche un semplice “aspetti che chiedo a mio marito” quando il panettiere ti chiede se hai 20 centesimi per il resto.

 

In questo mese vengono svolte attività, cortei dibattiti. Pensi che tutto ciò possa in qualche modo intaccare l’ottusità di chi ancora vede un problema il riconoscere diritti alla comunità LGBTQIA+?
Io penso che tutte le attività organizzate durante i Pride, ma ripeto organizzate in generale durante tutto l’anno, siano giuste, siano importanti e vadano sostenute al massimo delle nostre possibilità. Serviranno a far cambiare idea agli omo/lesbo/bi/transfobici? No, certo che no. Banalmente perché, con le dovute eccezioni, un omofobo non parteciperà a quegli eventi e non incontrerà quelle persone. Ma dobbiamo comunque continuare il nostro cammino di costruzione e rivendicazioni. Possiamo e dobbiamo puntare a far crescere generazioni che non ci temano, che non ci vedano come l’incarnazione del Diavolo in terra e che siano abituate a convivere con tante realtà diverse senza per questo averne timore, non sperare di salvare gente adulta che ha già deciso che io e mio marito bruceremo all’Inferno (anche perché, se mai esistesse, ci vedremmo lì darling.) Ironia a parte, l’importanza di questo tipo di eventi per me sta nella potenzialità di creare cultura e safer places in cui le persone si sentano accolte e tranquille nell’essere se stesse, in cui imparino anche buone pratiche e acquistino sicurezza che poi potranno portare nel mondo esterno. Un omofobo non verrà a confrontarsi con noi nei nostri spazi, ma dobbiamo ricordarci che noi siamo costantemente là fuori e a vari livelli abbiamo il potere di farci sentire e vedere.

Illustrazione di Mattia Bau Vegni
© Mattia Bau Vegni

Leggiamo ancora troppo spesso di ragazzini o ragazzine bullizzate per il loro essere gay, lesbica o altro che non sia “eteronormale”. Come pensi si possa superare questo problema? Come può essere estirpato il gene dell’omotransfobia?
I geni della discriminazione si estirpano con la cultura e l’educazione, con i modelli da seguire e mostrando alle persone dei futuri alternativi. Un genitore può anche crescere un figlio insegnandogli ad essere discriminatorio nei confronti di altre persone diverse da lui, ma se quel figlio è circondato da un mondo in aperto contrasto con quegli insegnamenti avrà buone probabilità di crescere diverso da suo padre. Ora… il problema è che spesso ci mancano modelli virtuosi da proporre in contrasto al padre omofobo, e questo penso sia il vero dramma. Poi come comunità siamo in grado anche di sostenerci e aiutare quei ragazzini bullizzati, il problema è che l’aiuto arriva necessariamente dopo il bullismo mentre quella costruzione di cultura e modelli virtuosi dovrebbe spettare a tutta la società.

Illustrazione di Mattia Bau Vegni
© Mattia Bau Vegni

Parteciperai a qualche evento in particolare in questo mese?
Beh sicuramente parteciperò al Toscana Pride, che torna a casa mia a Firenze e in cui sarò insieme a tutta la famiglia di The Shade. Poi sarò al Roma Pride, mentre il 4 ho un talk su Puppy Play e kink organizzato da Arcigay Agorà Pesaro – Urbino. Per adesso questo, ma chissà che all’ultimo non prenda qualche treno per altre città.

 

Mattia grazie per averci dedicato il tuo tempo, ti salutiamo con un ultima domanda. Cosa ti auguri per il tuo futuro di artista e cosa a livello personale. E cosa auguri alla comunità LGBTQIA+. Ti auguriamo un favoloso e fantastico Pride Month.
Mah, personalmente mi auguro di continuare a provare piacere nelle cose che faccio e nel come le faccio, che poi piacciano o meno parliamone. Mi auguro di poter continuare a permettermi di scegliere quello che voglio fare e scartare quello che non mi interessa. Mi auguro, e lo auguro a tutti e tutte, di sapere quando è il momento di chiudere qualcosa che non ci fa più stare bene.
Alla comunità auguro di riuscire a fare rete e rinsaldare quella che già c’è, di unificare le battaglie guardando anche fuori dal proprio orto e di rendersi conto che tutte le minoranze messe insieme sono più numerose della maggioranza.
Un buon Pride Month a tutti e tutte

Contatti
IG: mattia_bau_vegni / freska_tattoo
Mail: mattiavegni@gmail.com

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