Per celebrare la settimana in cui si sarebbe tenuto il Milano Pride abbiamo scelto di concentrarci sul quartiere di Porta Venezia. Milano, come Roma e Torino, ospitò i primi nuclei del movimento omosessuale italiano ed oggi è letteralmente l’epicentro della rinascita del movimento queer nazionale.
Un po’ c’era da aspettarselo! Milano è capitale italiana della moda e del design e molte persone queer sono state attratte in città per lavorare in questi settori. Si sa, noi frocy, frocye e frocyx siamo persone “sensibili e creative”. E dove c’è creatività c’è sempre fermento sociale e politico! C’è pure il partito dell’ampolla del Po, ma quello è solo un disturbo post-traumatico dovuto alla messa in discussione del cis-etero-patriarcato bianco. Ma tranquilli! È solo temporaneo. Il progresso non si fermerà certo per qualche maschione frignante che non vuole cedere i suoi privilegi di nascita.
La fioritura dei partiti conservatori e reazionari in tutto il mondo occidentale e la contestuale rinascita dei movimenti egualitari (femminismo, attivismo queer, Black Lives Matter, etc.) testimoniano che siamo alla vigilia di un grande cambiamento, come accadde con la Rivoluzione francese. Oggi non siamo più disposti a sottostare ai diktat imposti da una minoranza di maschi privilegiati per diritto di nascita. Ora vogliamo “prenderci tutto”!
Ma adesso facciamo un salto indietro nella storia e andiamo a scoprire Casa dei Morigi, il luogo dove si riunivano attivisti e omosessuali ben prima che Porta Venezia diventasse ufficialmente il quartiere gay meneghino.
La città meneghina non è soltanto piccola borghesia, Milano da bere, nebbia, treno per Roma e Fashion Week. Quando in tutta Italia imperversavano le lotte per i diritti civili e la libertà sessuale, all’ombra della scintillante Madunina un gruppo di zecche frocione era alle prese con molotov e passamontagna. (APERTA E CHIUSA PARENTESI Ma quanto è fem-domtop la Madunina con quell’alabarda in mano?).
Nel complesso quattrocentesco di casa dei Morigi, situato nell’omonima contrada a pochissimi passi dal Duomo, nacque la prima comune omosessuale d’Italia. Infatti, nel 1976, il palazzo venne occupato dai COM, Collettivi Omosessuali Milanesi, un gruppo di ragazze e ragazzi accomunati dal bisogno di poter esprimere la propria identità senza pregiudizio e dalla vergogna. Casa Morigi, come le altre occupazioni del capoluogo lombardo, diventarono fulcro di una sottocultura rivoluzionaria frocya, vicina al marxismo ma – ahimè – non a Britney Spears, che al tempo doveva ancora nascere.
Freschi dell’esperienza torinese del “FUORI!”, queste giovani favolose sono riuscite a dar vita a quello che per molti è considerato il primo movimento gay italiano. In quelle quattro mura sono passati diverse menti e corpi rivoluzionari, tra i quali Corrado Levi e lo stesso Mario Mieli, che proprio in quegli anni si stava distanziando dai movimenti più canonici, abbracciando le branche più rivoluzionarie.
Ad oggi, Casa dei Morigi è stata “riqualificata” ma il suo spirito non è andato a farsi fottere, come invece spero abbiano fatto i suoi occupanti (in senso erotico, ovviamente). Milano, Sushi, Coca e… autodeterminazione dei nostri corpi e riappropriazione dei nostri spazi!
Ma adesso cominciamo a parlare proprio di Porta Venezia, il quartiere gay di Milano per eccellenza, il cuore LGBTQAI+ della city, dove nasce il Milano Pride e dove è nata Myss Keta.
Porta Venezia ha una storia e una cultura pazzeska alle spalle! È sempre stato il quartiere africano di Milano: a partire dagli anni 70 c’è stata un’ondata migratoria di Eritrei che, durante la guerra di indipendenza dall’Etiopia, si sono qui stanziati, aprendo ristoranti e bar. Il quartiere è noto anche con il nome di Asmarina, cioè la piccola Asmara, capitale di Eritrea.
Forse è stato questo clima di accoglienza che ha facilitato la trasformazione di Porta Venezia nel quartiere più queer della città. Oggi accanto ai bar e ristoranti eritrei, troviamo i più importanti locali queer di Milano. Ai colori dell’Africa si sono aggiunti quelli della bandiera arcobaleno. Per citarne alcuni tra i più famosi, ricordiamo: bar Mono e Red Bar, LeccoMilano, che fa uno degli apertivi più buoni della città e SpaccioMilano, un negozio di giovani artisti gay.
Fra le strade di Porta Venezia a giugno vengono organizzati tantissimi eventi per celebrare il Pride Month. Piazza Bellintani diventa Pride Square e lungo tutta via Lecco vengono organizzati incontri e djset.
Inoltre, nel 2018 Netflix riempì di arcobaleni la fermata della metro: nonostante numerose critiche da parte del popolo della famiglia, la campagna pubblicitaria è sopravvissuta anche dopo il pride, facendo dell’arcobaleno il simbolo del quartiere!
Parlando di Porta Venezia non poteva mancare un paragrafo dedicato a Myss Keta e alla canzone intitolata al quartiere, che costituisce il vero manifesto dei principi della Myss. Bando alle ciance e iniziamo!
I video musicali sono due: il primo del 2015, mentre il secondo del 2019 aggiornato alla versione “The Manifesto” con le inseparabili La Cha Cha, la Iban, Miuccia Panda e le voci di Elodie, La Pina, Priestess, Roshelle e Joan Thiele. Entrambi una bomba di outfit sexy e colorati, parrucche, occhialoni, copricapi WTF che non puoi non adorare.
“Siamo le ragazze di Porta Venezia” canta quella donna che conta in uno dei suoi più celebri brani, nel quale viene dipinto uno spazio libero dai pregiudizi e perbenismi, dove tutt* possono essere se stess* ed esprimersi senza alcuna paura. Insomma, una canzone rainbow incentrata sull’inclusività, sull’orgoglio LGBTQ+ e sul girl power, che riassume il viaggio della Myss verso l’iconicità.
Si, perché diciamocelo, sopratutto in questo Pride Month 2020, siamo un po’ tutt* una ragazza di Porta Venezia che “vuole, desidera, brama, pretende, decide, comanda, esige, domanda”.
“…Siamo le ragazze di Porta Venezia, guidate dalla brama, mosse dall’inerzia…”. La Myss ci sta ricordando che da Porta Venezia è partita la riscossa degli oppressi, migranti di seconda generazione, cittadini queer, ragazze che non temono di mostrare i capezzoli su Instagram e figli dell’ex classe operaia. “Vogliamo prenderci tutto!“.
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Penne in Sansa Gaia è l’ennesimo blog froshio di cui nessuno aveva bisogno. Ci occupiamo di attualità e sesso per non pensare al disastro che è la nostra vita amorosa!