Un velo sul mare – Intervista a Mouna Jemal Siala

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“La miseria è meno dolorosa al sole, ha detto il cantante Charles Aznavour. Capisco che alcune persone vogliono andarsene ad ogni costo, di fronte alle difficoltà, ma io sono molto legata a questi luoghi e correrò dei rischi qui per salvarli”. Mouna Jemal Siala

 

“Inquietante stranezza” ©Mouna Jemal Siala

La Queer Infection Lab quest’anno ha avuto il piacere di ospitare le opere di Mouna Jemal Siala, artista nata nel 1973 a Parigi, trasferitesi a Tunisi, dove vive e lavora.
Artista multidisciplinare, Mouna J. Siala mette la fotografia al centro del suo lavoro. La sua ispirazione nasce dal suo vissuto, che la porta ad occuparsi di questioni riguardanti l’identità, in particolare quella della donna tunisina, nel contesto storico e politico del suo paese.
Dal 1993, Mouna J. Siala ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Tunisia, nonché in Francia, Germania, Spagna, Belgio e Stati Uniti. Ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali.
Durante l’evento romano del Queer Infection Lab, gli spettatori hanno potuto ammirare il dittico fotografico “Inquietante Stranezza”, lavoro in cui l’artista pone l’accento sul crescente numero di donne velate, alcune per convizione, altre per sottomissione o obbligo. Alessandro Giannace ha intervistato per noi Mouna J. Siala, facendoci entrare nel suo mondo artistico e personale.

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Mouna Jemal Siala

Domanda.Sappiamo che sei un’artista multidisciplinare, perché negli ultimi anni ti sei focalizzata sulla fotografia?
Risposta.Effettivamente io sono un artista multidisciplinare e mutevole! Mi sono dedicata per alcuni anni alla fotografia senza volerlo, è un mezzo che mi è comodo e che ha molte possibilità. Inoltre, la fotografia per me è un mezzo come il disegno. La foto tiene traccia di ciò che voglio mostrare.

 

D.Spesso i tuoi lavori sono influenzati dalla tua storia personale, attraverso la quale parli di tematiche più generali, come la condizione della donna in Tunisia. Come riesci a conciliare questi due aspetti?
R.Sono sempre convinta che la storia personale tocchi l’universale, perché è l’umanità che unisce. Quindi, più profondamente cerchiamo nel nostro io, più la nostra ricerca parla a tutti. La mia esperienza e l’esperienza del mio paese si percorrono in simbiosi.

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“The Fate” © Mouna Jemal Siala

D.«Il numero crescente di giovani che si mettono in pericolo gettandosi tra le braccia del mare …[mi inquieta]… ancora di più» hai detto parlando del tuo dittico fotografico. Non so se lo sai, ma in Italia abbiamo un Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che respinge e blocca le navi cariche di rifugiati o disperati in cerca di fortuna. Lo stesso Ministro qualche mese fa ha dichiarato più o meno che dalla Tunisia, dove tu vivi e lavori «arrivano solo delinquenti». Ti va di mandargli un messaggio?
R.È triste arrivare e amalgamarsi! In primo luogo, non sono solo i delinquenti che arrivano in Italia, quindi sarebbe più umano riflettere e cercare di dare soluzioni politiche.

 

D.Sei nata a Parigi ma vivi e lavori in Tunisia, ci spieghi il perché di questa scelta? È stato difficile?
R.Sono nata a Parigi quando i miei genitori erano studenti, non cercarono di darmi la nazionalità francese! Non era una questione impelletente a quei tempi. Sono tornata venticinque anni dopo per i miei studi post-laurea e poi ho scelto di tornare definitivamente in Tunisia per vivere e lavorare sotto il sole. La miseria è meno dolorosa al sole, ha detto il cantante Charles Aznavour. Capisco che alcune persone vogliono andarsene ad ogni costo, di fronte alle difficoltà, ma io sono molto legata a questi luoghi e correrò dei rischi qui per salvarli.

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“Non a là division” © Mouna Jemal Siala

D.È difficile esporre i propri lavori in Tunisia?
R.Difficile, non perché parli di temi legati alla questione delle donne o dell’immigrazione ma perché mancano le strutture culturali (showroom, centri d’arte, riviste, etc etc).

 

D.Che rapporto hai con i social media?
R.Internet e social network sono un fenomeno incredibile qui! soprattutto facebook! Per me è il mio spazio di diffusione di tutto ciò che faccio nell’arte. È la mia galleria, il mio agente, la mia rivista, il mio museo .

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“La sphère transparente” ©Mouna Jemal Siala

D.Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
R.Ecco! Ho appena terminato un’installazione nella Medina di Tunisi come parte del festival delle luci “Interferenze” e ai primi di ottobre parteciperò alla WAO – Open Art Week a Perugia con alcuni video. Fortunatamente, il mio visto è ancora valido e non avrà problemi a partecipare.

 

Contatti
Facebook: @mouna.j.siala

Intervista realizzata per noi da Alessandro Giannace.

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