Pilot
di Alessandro Senato
“C’era una tale tensione fisica che l’avranno percepita anche i musicisti sul palco”
“Ecco, dovremmo essere arrivati”
Apre il cancello del cortile, entra per primo e lo mantiene aperto per farmi passare.
Entriamo. La casa è abbastanza in ordine, ma niente di maniacale. Mi fa accomodare nella stanza della tv. Un grosso televisore di qualche milione di pollici con tanto di impianto surround, sta di fronte a un divano angolare molto spazioso con il prolungamento per le gambe.
“Sei ben attrezzato” gli dico vedendolo rientrare nella stanza con una bottiglia di rosso e due bicchieri.
“Molti di questi prodotti televisivi americani sono estremamente curati e a me piace apprezzare i dettagli”
“Beh, interessante, soprattutto perché ha evitato di ribattere con uno sciatto doppio senso alla mia incauta osservazione”.
Ci sediamo uno accanto all’altra, mantenendo una distanza formale. Con un paio di mosse sul telecomando, raggiunge il pilot della serie di cui mi ha parlato tutta la sera.
La proiezione parte, facciamo tintinnare i bicchieri e inevitabilmente dopo pochi minuti la distanza da formale diventa intima. Sapevamo entrambi che netflix era solo un involucro di formalità, una burocrazia sociale di cui ancora oggi non riusciamo a sbarazzarci.
Il suo braccio scivola intorno alle mie spalle, la mia testa si piega sul suo petto e al primo contatto della pelle la scintilla innesca le fiamme, tutte le inutili formalità evaporano e le bocche si uniscono. Il player segna 4.03 minuti.
Morbida ma energica la sua lingua si muove dentro la mia bocca. Le sue labbra stuzzicano, stringono, succhiano, giocano con la mia bocca come il gatto con il topo. Lo ripago con la stessa moneta.
Le mani cominciano a scorrere sulle curve del mio maglione. Poi attraversano i vestiti e raggiungono la pelle. La ruvidità delle sue mani sulla mia pelle accende il desiderio che inizia a scorrere prima sugli slip e poi in piena sui pantaloni.
Il bottone salta, ritraggo il ventre e una mano si avventura dentro i pantaloni per affondare nei miei indumenti zuppi in una pozza di desiderio di lui.
Lui si ferma per un istante ed emette un gemito lieve.
Si stacca di colpo dalla mia bocca e inizia a togliermi con foga prima le scarpe e poi i pantaloni.
Mi spalanca le gambe e si ferma qualche istante a guardare il mio corpo aperto e sottomesso a qualunque cosa lui volesse fare.
Sul suo volto la stessa venerazione di un critico d’arte che guarda dal vivo la sua opera preferita per la prima volta. Mi eccita da morire.
Le sue mani cominciano a scorrere simmetriche sulle mie gambe, con lentezza si china su di me leccandomi la pelle con i palmi aperti.
Raggiungono la pancia e salgono entrambe verso i seni, insieme, dandomi un senso di simmetrica completezza. Scendono di nuovo ripercorrendo il mio corpo da cima a fondo. Solcano più volte ogni centimetro della mia epidermide inebriata. Accarezzano, stringono, graffiano, sento ogni irregolarità delle sue mani. Continua a toccarmi e accarezzarmi, è come un rituale, come se stesse caricando il mio corpo di energia. Passano fra le gambe quelle mani, ma solo sfiorando le due labbra bramose di un tocco. Ad ogni passaggio le dita le lambiscono sempre un pò di più senza mai soffermarsi.
Poi si ferma. Afferra con due mani una delle due gambe all’altezza del polpaccio.
Io rimango con gli occhi chiusi. Tutto il mio mondo si trova sui lembi di pelle toccati dalle sue mani. Cosa sta facendo?
La sua bocca spinosa e umida si appoggia sulla mia caviglia. La barba ruvida, la lingua bagnata e le labbra che si schiudono e si richiudono sulla mia gamba con una lentezza che mi permette di assaporare ogni frame di quella scena che i sensi stanno disegnando nella mia mente.
Un bacio dopo l’altro la sua bocca scende fino a raggiungere l’incrocio delle mie gambe, aperte a qualunque sua irriverenza.
I baci rallentano ancora e diventano più persistenti, si caricano di dettagli. Circondano le mie grandi labbra letteralmente vibranti. Ogni bacio si posa su un punto che non mi aspetto, ma sempre intorno. I muscoli, dalla pancia fino alle cosce, hanno un sussulto ad ogni contatto, si contraggono nella speranza di sentire la sua bocca finalmente sul mio clitoride.
Fra un bacio e l’altro un tempo lunghissimo, come se sparisse. Come se si dileguasse nel nulla per poi ricomparire improvvisamente, umido e delicato, ad assaggiare l’eccitazione che colava sulla mia pelle. La barba del suo viso lambisce l’interno delle mie cosce.
Una pausa più lunga del solito mi fa irrigidire di una spasmodica attesa.
Dove sei?
Ed eccola la sua lingua. Aperta, piena, ruvida. Scorre dal basso verso l’alto sopra le grandi labbra. Lenta e perentoria la lingua passa aperta sulla mia femminilità da cima a fondo, raccogliendo il sapore della mia eccitazione. La sento tutta. Ogni singola ruga della sua lingua solca la mia pelle più sensibile, ogni follicolo si apre per accoglierla.
I muscoli addominali si irrigidiscono per tentare di contenere l’esplosione di piacere che ho nel ventre. L’unica via d’uscita per quella deflagrazione interna è la bocca. Un gemito diaframmatico lungo e costante che dura per tutta quella dirompente leccata riempie la stanza.
Una volta iniziato la sua voracità aumenta. La sua testa fra le mie gambe si muove con movimenti decisi e apparentemente incontrollati. La lingua entra, mi lecca dall’interno come stesse cercando la mia anima, la sento muoversi. Poi raggiunge il clitoride e diventa frenetica. Spalanco gli occhi.
Ho fra le gambe un cavallo imbizzarrito che non mi da tregua, cerco di tenerlo a bada afferrandolo per le briglie dei suoi capelli e stringendolo con le cosce.
Entra ed esce a suo piacimento. Rallenta e si imbizzarrisce di nuovo. Stringo la testa con le mani, vorrei infilarla tutta dentro di me, vorrei infilare l’intero suo corpo dentro di me perché mi faccia esplodere dal di dentro.
Sale sul pube, morde le cosce, spazia sulla pancia. Scrive con la lingua una poesia e l’inchiostro è il mio umore.
Le mani ruvide e grandi intanto errano selvagge sul resto del mio corpo, raggiungendo i seni stropicciandoli con grande cura. Le braccia cingono il mio bacino in una stretta che mi salda alla sua bocca, una stretta opprimente, da cui però non voglio liberarmi.
Continua così per un tempo indefinito, l’universo era esploso nel mio ventre e ne percepivo l’espansione. Un tempo infinito in cui le mie energie si consumavano per una illogica resistenza che opponevo alla sua lingua.
Poi rallenta. Si ferma. Allenta la presa delle sue braccia sul mio bacino e si rialza.
Si passa la mano sulla bocca, come alla fine di un pasto prelibato.
Riapro gli occhi. Il profilo del suo corpo è illuminato dalla luce fioca del televisore, e mi guarda con una sicurezza impertinente.
Lunghi secondi di silenzio in cui ci guardiamo compiaciuti, lunghi secondi in cui i miei addominali tornano a rilassarsi lentamente al ritmo del mio respiro affannoso.
Poi si china di nuovo su di me, avvicina la bocca la mio orecchio e sussurra: “mi chiamo Enrico”.
Diego Pistolesi
Illustratore romano di 21 anni. Ha studiato presso la nota Scuola Internazionale di Comics frequentando il corso di Illustrazione. La sua passione per il genere erotico scaturisce qualche anno fa, quando si innamora, studiandola, dell’anatomia femminile per la sensualità innata delle forme, i segreti celati da volumi morbidi per natura ed il potenziale erotico del corpo.
La “Rubrica Senza Filtri” è a cura di T-Squirt con la necessaria e preziosa collaborazione di Elena Giorgiana Mirabelli , redattrice e responsabile progetti di Arcadia book&service.

Condivisione Rumorosa di arte erotica ricercata e sconosciuta, di sontuosa volgarità e raffinata pornografia.