“Il Queer a Roma è una storia completamente diversa dalle altre realtà europee, ma io vedo adesso una comunità attenta e determinata, molto pronta anche a rimboccarsi le maniche e ad adoperarsi per rendere generosamente possibile il fatto che la propria collettività abbia una voce, più voci, tutte fuori dal coro.” Senith

Dal manifesto del Queer Infection Lab:
“Una fucina di creatività e sperimentazione libera, irriverente e altamente “queer infettiva”; questo vuole essere la Queer Infection Lab 2017, tre giorni di eventi, performance, arte visiva, laboratori, work in progress e ricerca, a sostegno di GendErotica e Hacker Porn Film Festival. Una rassegna o, meglio, una mostra d’arte, nel senso più ampio. La Queer Infection sarà un luogo dove scatenare energie, scambiarsi desideri, muovere collaborazioni e confronti tra chi con l’ottica queer e femminista ha intessuto il proprio lavoro di produzione artistica, analisi e approfondimento. Uno spazio sicuro per affermare la presenza attiva e determinata di una comunità romana che è anche orgogliosa crocevia di attraversamenti culturali diversi. Trans-gender, Trans-migrante, Trans-formazione.”
Abbiamo pensato che il modo migliore per descrivere il Queer Infection Lab fosse usare proprio le parole di Senith e Fran Stable, organizzatrici del festival. Parole contenute nel manifesto del festival che avrà luogo a Roma dal 29 Settembre al primo ottobre.
Il luogo , anzi i luoghi che ospitaranno gli oltre 50 artisti provenienti da dieci nazion idiverse sono Il Kino, HulaHoop e il 30 Formiche, tutti e tre in zona Pigneto.
Ora spazio alle parole di Senith e alle foto che vi anticiperanno solo una piccolissima parte di ciò che vi aspetta in questa tre giorni romana.
DOMANDA.Senith iniziamo con il ringraziare te e Fran Stable, organizzatrice dell’Hacker Porn Film Festival, per tutto ciò che fate e per le vostre lodevoli iniziative. Prima curiosità, com’è nato questo nome “QUEER INFECTION LAB” e quale idea e ideale esprime?
Risposta.La Queer Infection è una delle sezioni del festival GendErotica – contaminazioni di arte queer. Nasce come momento di confronto, libero e volontario, di arte e sperimentazione. Di fatto, è un po’ la sezione “off” del festival e spesso la più radicale e visionaria. Una “infezione” di pratiche e corpi ai margini, affascinanti e creativi, capaci di ridefinire profondamente gli immaginari legati alle rappresentazioni al di fuori delle possibilità legittimate. Ci sembrava che, in questo anno che avrebbe dovuto vedere la quinta edizione di GendErotica, che invece è saltata per mancanza di fondi, tenere viva l’attenzione sul festival con la Queer Infection fosse una dimostrazione di quanto l’urgenza di altre chiavi di rappresentazionie fosse vera; e così è stato.
D.Non tutte le persone che leggeranno probabilmente conoscono il significato e l’origine del termine Queer. Qual è la tua definizione?
R.Per me è ricerca continua e movimento. Lo scopo è quello di ridefinirsi liberamente e in maniera personale sfuggendo al giogo di categorizzazioni che non solo è opprimente ma spesso violento. E riguarda tutto, non solo le questioni di genere; per me tratta dell’attraversamento dei confini, siano essi di identità, geografici o culturali. Dovremmo essere liberi tutti di migrare, andare e poi ritornare più consapevoli e con più strumenti critici del mondo che attraversiamo. Direi Trans. Trans-genere, Trans-migrante, Trans-formazione
D.Rispetto ad altre capitali Roma sembra essere in ritardo riguardo la scena Queer, pensiamo ad esempio a Madrid, Berlino, Amsterdam, Londra. E’ una nostra impressione o c’è qualcosa di vero?
R.Lo avrei detto fino ad un paio d’anni fa. Adesso non so. Ognuno, individuo o gruppo, ha i propri tempi e modalità proprie di portare avanti dei discorsi artistici o movimenti, collettivi o individuali che siano. Il Queer a Roma è una storia completamente diversa dalle altre realtà europee, ma io vedo adesso una comunità attenta e determinata, molto pronta anche a rimboccarsi le maniche e ad adoperarsi per rendere generosamente possibile il fatto che la propria collettività abbia una voce, più voci, tutte fuori dal coro. Lo abbiamo visto la scorsa primavera con l’Hacker Porn Film Festival e ora anche con la Queer Infection. Questi eventi non sarebbero fattibili senza l’aiuto dei volontari, artisti e organizzativi, che in entrambe le occasioni hanno dimostrato di esserci veramente, con entusiasmo. Quindi sì, la scena queer romana esiste.
D.ll filo conduttore di questa edizione della Queer Infection è il concetto di laboratorio. Come descritto dal comunicato stampa sono infatti stati scelti “soprattutto work in progress o realizzazioni site specific che nascono proprio in comunione con il luogo e il contesto che li ospita”. Cosa dobbiamo aspettarci e cosa vi aspettate voi che avete organizzato?
R.Stiamo lavorando, FranStable ed io, perché la Queer Infection sia uno spazio contagioso: di idee, soprattutto, e di possibili future collaborazioni. Ci saranno lavori che nasceranno proprio per quel luogo fisico, ad esempio le sculture di Ariane Sirota; oppure progetti che si racconteranno per trovare sinergie, come alla tavola rotonda dei work in progress prevista la domenica pomeriggio; progetti di ricerca e di creazione fotografica che alla Queer Infection costruiranno un nuovo tassello e primi studi di nuove performance. Installazioni dal vivo che si “nutreranno” letteralmente dell’incontro con il pubblico, come quella di Nina Alexopoulou. Questa è proprio la cosa bella, che il pubblico potrà essere parte attiva fondamentale, sia nella diretta partecipazione ai progetti che restituendo agli artisti che hanno scelto la Queer Infection come luogo di sperimentazione, un suo proprio sguardo critico
D.Oltre 50 artisti provenienti da 10 paesi diversi. Sicuramente saranno tutti da vedere, ma tra questi c’è qualcuno in particolare da non perdersi?
R.E’ tutto da non perdersi! Però via, se proprio abbiamo poco tempo e dobbiamo fare delle scelte, allora direi il workshop di Lucrecia Masson, “L’azione incarnata nei corpi desideranti”, un esercizio di immaginazione poetica e politica per creare nuove possibilità per il corpo, puntando sui corpi differenti da quelli normati e socialmente accettabili. Poi il film documentario “The 36 years old Virgin”, sul valore della verginità e della “prima volta” di un transessuale FtM, Skyler Braiden Fox. Un altro film meraviglioso è “One Zero One” di Tim Lienhard, che racconta la storia vera di Cybersissy e BayBJane, di un’amicizia unica, della sopravvivenza ai margini della società e il trionfo drag sugli ostacoli del quotidiano che sembrano spingerci a vivere nell’ombra e che dà vita ad un documentario estremamente pittorico, popolato di creature magiche e irreali. E ci metterei anche il passaggio (o meglio il ritorno ad un lontano passato con componenti del tutto nuove) al teatro di Senith, che debuttiamo con un primo studio dello spettacolo “Spruzzami”, drammaturgia di Maura Gigliotti e regia di Antonio Capocasale, che parla del desiderio femminile, una storia fin troppo vera di una donna che passa dagli abusi e dalla vergogna per la sua sessualità negata, alla riappropriazione orgogliosa del suo desiderio, del suo corpo e della sua capacità di squirtare, dono prezioso che impara ad accogliere come parte di sé.
D.Parliamo ora dei luoghi che vi ospitano. Avete trovato difficoltà nel farvi ospitare? E come avete scelto le location per il festival?
R.No, nessuna difficoltà. I luoghi che ci ospitano fanno parte della nostra storia, sia di FranStable che mia, e sono luoghi che già permettono di vivere la diversità di offerta queer nella nostra città. Al Kino, all’HulaHoop e al 30Formiche ci sentiamo a casa e sono luoghi che sono abituati ad accogliere i progetti, farli propri, una capacità di relazionarsi che non è così scontata e allo stesso tempo è molto preziosa per far sì che i progetti non siano solo un fatto commerciale ma crescano forti.
D.Il Festival è nato anche con l’intenzione di sovvenzionare sia l’Hacker Porn Film Festival, a cui abbiamo già dedicato un intervista a Fran Stable curata da Marcella Trani, che GendErotica – contaminazioni di arte queer. Vorremmo saperne di più proprio su GendErotica. Com’è nato e come vive questo progetto?
R.GendErotica è un progetto nato nel 2009 dalla visionarietà di Eyes Wild Drag, terzetto queer drag che è esistito per 10 anni e che ha accompagnato la nascita di tanti progetti romani e non solo. Dopo lo scioglimento del gruppo, mi è rimasta la necessità di non mollare e di provare a far continuare a vivere questo festival, che ha visto quattro straordinarie edizioni, portando in Italia tantissime prime assolute, spettacoli e artisti che forse da noi non sarebbero mai arrivati e che hanno favorito incontri e collaborazioni importanti, diventando un evento internazionale di peso. Quando le persone mi fermano e mi chiedono di GendErotica, mi restituiscono la dimensione dell’importanza che ha un festival come questo che deve continuare ad esistere. GendErotica ha però raggiunto il massimo possibile per le condizioni organizzative che si è data. Ora, per continuare, il sistema deve necessariamente mutare e aprire a nuove risorse, per permettere al festival di mantenere il livello che ha raggiunto, ma anche per garantire agli artisti e a tutte le persone coinvolte il giusto riconoscimento del lavoro svolto, della ricerca, della proposta culturale. Per evitare che la macchina dell’autofinanziamento si inceppi in un deragliamento perverso che sacrificherebbe per primi gli artisti che ne sono la voce vitale e che devono essere messi nella condizione di continuare a creare, studiare, ricercare. Credo che GendErotica potrà vedere una quinta edizione solo quando tutto questo potrà essere garantito. Un primo segno lo ha dato il patrocinio del Goethe Institut, il primo riconoscimento istituzionale che abbiamo ottenuto. L’evento di quest’anno è un passo per mantenere l’attenzione alta e per tentare di continuare a percorrere questa strada.
D.Riprendo una domanda fatta proprio da Marcella Trani a Fran Stable, ovvero “la locandina recita “No borders, No gender”, nessun confine, nessun genere, dunque è un progetto, il vostro, che apre le porte a tutti. Che pubblico ti aspetti, anzi, vi aspettate?
R.Ci scrivono persone che arriveranno da Torino, Milano, Sassari, Catania, Napoli, appositamente per il festival. Un pubblico ampio, attento, un pubblico che abbia voglia di mettere in discussione la narrazione della realtà, facendola diventare un po’ più vera e un po’ più rappresentativa di ciò che siamo. Rispetto e consenso sono le parole chiavi per attraversare lo spazio della Queer Infection; detto questo, vogliamo parlare al maggior numero di persone possibili.
D.Senith noi ti ringraziamo per il tempo che ci hai concesso e ci congediamo con un ultima domanda. Cosa ti auguri, o vi augurate, per quella che nel manifesto chiamate “comunità romana che è anche orgogliosa crocevia di attraversamenti culturali diversi.”?
R.Di continuare a stare a testa alta davanti a chi vomita odio e vergogna. Siamo diversissim* e bellissim*, pien* di sogni e di coraggio. Con tante lotte da fare. Di continuare a resistere.
Contatti
Evento Facebook: bit.ly/QueerInfectionLab
Fcebook: facebook.com/GendErotica
Sito: hackerpornfest.com
Email: genderoticafestival@gmail.com

Condivisione Rumorosa di arte erotica ricercata e sconosciuta, di sontuosa volgarità e raffinata pornografia.