Roberto Beretta Delgadillo è un fotografo italo peruviano nato a Milano il 7 ottobre del 1997.
Dal 2018 grazie ai due fratelli maggiori (anch’essi fotografi e facenti parte, con Roberto, del collettivo artistico Prosper Visionz) sviluppa la passione per la fotografia in pellicola iniziando con quella di moda per passare poi, dopo poco tempo, a quella di tipo erotico, ispirandosi a fotografi di nudo giapponese come Daido Moriyama, Hideka Tonomura o Yoshio Mizoguchi.
Mosso dalla volontà di abbattere le barriere geografiche che lo separano dalle persone con cui crea un legame artistico e personale di valore attraverso i social inizia ad effettuare diversi viaggi in solitaria in giro per il mondo per tramutare quei legami di stima ed amicizia in un momento artistico tangibile e concreto, ultimo di questi il viaggio a Tokyo dove realizza il suo sogno artistico.
Roberto Beretta Delgadillo ama documentare ed approfondire tramite la sua macchina fotografica i lati più intimi delle persone che scatta attraverso quelle che sono le passioni delle stesse, passando, per esempio, dallo Shibari alla Pole Dance, supportando sempre la libertà artistica altrui per sviluppare la propria di conseguenza.
Ciao Roberto e grazie per aver partecipato alla nostra rubrica “tsquirt incontra”. Iniziamo dall’origine della tua passione. Quando nasce? Ricordi i tuoi primi scatti?
Ciao a tutt3 voi! La passione per la fotografia nasce poco dopo l’infanzia, ho iniziato scattando foto a paesaggi con una bridge che dopo non molto tempo ho abbandonato, mi sono riavvicinato alla fotografia in un secondo momento, più precisamente nel 2018. I primi scatti, intesi come quelli un po’ più pensati, risalgono a quell’anno, periodo in cui scattavo foto di vita quotidiana e foto per editoriali di moda.
Inizi con la fotografia di moda per poi passare a quella erotica. Come e perché è avvenuto questo passaggio?
Dopo circa tre anni inizio a sviluppare un forte desiderio di sperimentare in campi che non abbiano necessariamente a che vedere con la moda, settore che sento ormai distante da me. Inizio quindi, grazie ad alcuni conoscenti dell’epoca che facevano già parte di quell’ambiente artistico, ad interessarmi alla fotografia di tipo erotico, dopo aver approfondito, tramite ricerche, suddetto tipo di arte visiva e aver trovato la dimensione in cui stare.
Ti ispiri a fotografi giapponesi come Moriyama, Hideka Tonomura o Yoshio Mizoguchi. Non nascondo che anch’io ho la tua stessa passione, allargando il campo ad artisti come Araki o Aizawa Yoshikazu che abbiamo avuto il piacere di intervistare per questa rubrica che oggi vede ospite te. Cosa ti attrae della loro fotografia? In cosa secondo te la scuola fotografica giapponese è diversa o in cosa vuoi avvicinarti ad essa?
L’elemento che più mi affascina da sempre è la capacità di moltissimi artisti nipponici di mostrare momenti caratterizzati da un’alta carica erotica in maniera molto delicata, nonostante molti di essi tendano ad utilizzare contrasti netti, cromaticamente parlando. È uno stile che ho sempre apprezzato e a cui aspiro molto.
Stilisticamente spazi dall’uso del colore al bianco e nero. Scegli prima lo stile da utilizzare oppure ti lasci guidare dall’istinto?
La maggior parte delle volte scelgo il tipo di pellicola da utilizzare prima di scattare, tendenzialmente prima di incontrare qualcun3 per uno shooting studio molto le foto che è solit3 fare per avere modo di proporre references e idee affini a quelli che sono i gusti dei miei soggetti. È estremamente importante per me far sentire chiunque a proprio agio prima, durante e dopo gli scatti anche attraverso la proposta di tipi di foto che non mettano a disagio nessuno; quello che per me è importante è far sentire le persone che scatto innanzitutto in un ambiente sicuro, questo mi ha sempre permesso, al di fuori della riuscita o meno delle foto, di instaurare rapporti speciali con la maggior parte delle persone che ho fotografato.
Tanto belle le foto in interno così come le foto in esterno. Hai una preferenza su dove scattare?
Personalmente prediligo le foto in interno, di solito scatto in esterna se non ho una location in interno disponibile salvo alcuni casi in cui io o chi fotografo abbiamo qualche idea interessante in esterno. Penso che le foto in interno, per lo stile a cui ambisco, siano il miglior campo da gioco in cui spaziare per mettere in pratica tutte le cose che apprendo osservando e studiando foto di altri artisti che scattano per la maggior parte in ambienti chiusi. Trovo, a mio parere banalmente, che le foto in interna abbiano di solito un maggiore potenziale di far trasparire un’ atmosfera di intimità piuttosto che quelle in esterna.
Come scegli le modelle da fotografare? Hai un approccio più distaccato o empatico? Essenza o estetica?
Scelgo le persone da scattare soprattutto tramite i social, faccio molto networking ogni giorno e faccio presente alle persone di cui stimo l’arte che amo ciò che fanno e come lo fanno e chiedo loro se gli andrebbe di scattare assieme prima o poi, di solito poi si crea, durante la fase di organizzazione dei viaggi da fare, (in quanto la maggior parte delle persone che scatto ormai non sono residenti in Italia) un rapporto di stima ed amicizia vero e proprio che viene alimentato da entrambe le parti durante tutto il periodo che separa il primo messaggio dall’incontro di persona. L’approccio che subito dopo i primi messaggi si crea è quindi molto empatico e per quanto riguarda “essenza o estetica” tendo sempre ad unire questi due elementi quando decido se scattare qualcuno o meno, non mi fermo mai solo all’estetica e fotografo solo persone con cui entro in sintonia personalmente, in termini di valori umani e di visione artistica simile.
Se avessi la possibilità di scegliere tre persone famose da fotografare, sia viventi che no, chi sceglieresti e perché?
Non è una mia prerogativa ma se ne avessi l’occasione, dato il legame emotivo che ho per la musica R&B, scatterei volentieri artist3 come SZA, Summer Walker e la modella e attrice Devon Aoki.
La fotografia ti ha portato in luoghi lontani. Alla continua ricerca di ispirazione. Quali sono i viaggi che ti sono rimasti nel cuore e che più ti hanno dato a livello artistico?
Tutti i viaggi che ho fatto mi sono rimasti nel cuore perché in ognuno di essi ho avuto modo di incontrare persone speciali che ormai sono felice di poter chiamare amic3, primi tra i quali Parigi e Berlino. Il viaggio che più mi ha dato a livello artistico ed umano è stato quello a Tokyo, ho aspettato un anno intero per raggiungere quella che per me è una vera e propria Mecca, anno in cui ho parlato quasi quotidianamente con più di 30 persone che poi ho finalmente incontrato e con cui ho avuto modo di creare arte insieme. È stato un viaggio che mi ha cambiato, è stata la prima volta che facevo un viaggio in solitaria così lungo e così impegnativo logisticamente parlando, che mi ha portato ad organizzare nei minimi dettagli ognuno dei 15 giorni di permanenza in modo tale da poter incontrare e scattare tutte le persone con cui mi ero messo d’accordo di collaborare, è stato molto impegnativo sia mentalmente che fisicamente ma è stata l’esperienza artistica più bella della mia vita.
Quali sono invece i viaggi che vorresti fare sempre per l’ambito fotografico? E per quale motivo?
Sono tre le mete che raggiungerò presto, gli Stati Uniti, la Cina e la Thailandia. Sono tre paesi di cui ho avuto il piacere di conoscere, sempre tramite i social, molte persone di cui ho molta stima che incontrerò per creare arte insieme. Sono tutte persone con cui si è instaurato un rapporto di stima reciproca e di amicizia ormai, che mi supportano ogni giorno e di cui sono grato di essere amico.
Hai mai avuto problemi di censura sui social? Che rapporto hai con quest’ultimi?
Si purtroppo si, come moltissime persone ormai facenti parte di questo ambiente artistico e non, sono stato assalito da segnalazioni e censure su quasi ogni mio post, problematica che mi ha portato a non pubblicare gran parte dei miei lavori e a riservarli per progetti futuri in forme e luoghi più liberi per ciò che faccio. Prima ero solito demoralizzarmi molto ma ormai non mi pesa neanche più, sono consapevole di ciò che so fare e trasmettere e sono sicuro che i social media non siano la meta a cui ambire per produrre/condividere arte.
Roberto, ringraziandoti ancora, mi concedo da te con un ultima domanda. Cosa ti auguri per il tuo futuro da fotografo e quali sono i tuoi sogni nel cassetto riguardanti la fotografia?
Primo tra tutti tornare in Giappone il prima possibile e incontrare nuovamente le amicizie che ho instaurato lì e crearne di nuove avendo il tempo e la possibilità di esplorare il paese molto di più. In secondo luogo continuare ad alimentare l’entusiasmo che ho quando scatto e continuare ad instaurare rapporti di valore con altre persone nell’ambiente artistico.
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