“…per salvarci dal futuro nero che ci aspetta, io credo che l’unica arma in nostro possesso sia l’ironia. Abbiamo bisogno di giocare, ridere, divertirci e anche prenderci un po’ meno sul serio, proprio come fanno i bambini. Io questo faccio con IN EXTREMIS, prendo per il culo il mondo degli adulti, ed è la cosa che mi fa godere di più.” Sandro Giordano
Un giorno qualunque in una città qualsiasi siete alle prese con la vostra passeggiata quotidiana. Improvvisamente notate un corpo a terra, scomposto, il viso spiaccicato sulla strada. Le braccia in posizione innaturale e le mani che nonostante la caduta non mollano, continuano ad afferrare imperterrite un oggetto X, dove la X è una variante in base alla situazione che il soggetto a terra stava vivendo prima dello schianto. Ora, in una situazione del genere le reazioni sono solitamente tre. Indifferenza, la meno probabile. Ilarità, il cinema comico ha fatto le sue fortune con scene di esilaranti cadute. Preoccupazione. Ecco, se la vostra reazione è questa’ultima dovete prestare attenzione prima di soccorrere il corpo apparentemente esamine. Guardatevi intorno, e accertatevi di non essere su uno dei set, magistralmente realizzati, da Sandro Giordano. Attore e fotografo romano che ha fatto e sta facendo impazzire una moltitudine di persone, in ogni dove, per i suoi scatti ironici del progetto “IN EXTREMIS Bodies with no regret”. Il progetto nasce da un’incidente accaduto allo stesso Giordano, una caduta in bici e un anti-riflesso naturale che gli impedisce di lasciare l’oggetto tenuto in mano e quindi di attutire la caduta. La genialità e autenticità del progetto sta proprio qui, in questo episodio. Giordano, facendone le spese sul proprio corpo, è riuscito e riesce a sintetizzare ed esprimere con uno scatto, uno status a cui oggi un po’ tutti apparteniamo Ovvero l’essere oggetto-dipendenti al punto da salvare istintivamente loro e non noi. Giordano però va oltre, nelle sue foto infatti c’è anche la chiave per risollevarsi da terra. Guardare le sue foto è come ricevere uno schiaffo, ma non in pieno volto, questo, ma bensì all’anima. Ci aiutano a ritrovare il nostro “centro”, dare importanza al nostro “io” spirituale e non a ciò che il nostro “io” possiede materialmente. Il mezzo dell’ironia poi, è quanto di più azzeccato possa esserci per raggiungere questo obbiettivo. Di acqua sotto i ponti ne è passata dalla “ risata che vi seppellirà” di anarchico pensiero, oggi grazie a Giordano possiamo aggiungere “una caduta vi risolleverà” . Tecnicamente sulle foto c’è così tanto da dire che la cosa più saggia crediamo sia non dire nulla. Colori vivi, scene realizzate alla perfezione e cura maniacale dei particolari. Ci sentiamo però di esprimere vicinanza ed affetto agli attori/modelli e attrici/modelle che hanno prestato il loro corpo per la realizzazione delle foto. Non deve essere stato facile viste le assurde posizioni immortalate. Ci siamo dilungati troppo, o forse troppo poco. Ora mettetevi comodi, poggiate il culo sulla sedia o sul divano, non vorremmo che l’istinto di emulazione vi assalisse, e leggete la nostra intervista a Sandro Giordano ammirandone le splendide foto. Sempre, in caduta libera.Sandro Giordano – Foto di Antinea Radomska
Domanda.Sandro, grazie per il tempo che ci hai concesso, soprattutto visti i tuoi molteplici impegni. Iniziamo subito parlando dell’oggi. Su Rai5 il 12 Novembre è andata in onda la prima puntata di Ghost Town, programma di taglio documentaristico che ci permette di “visitare” con te otto città fantasma. Com’è stata questa esperienza? E quale delle otto città ci consigli di visitare assolutamente? Risposta.Girare Ghost Town è stata un’esperienza davvero sorprendente ed entusiasmante. Come ripeto ogni volta a fine puntata: ho fatto un lungo viaggio fuori e dentro di me. Un viaggio incredibile che mi ha permesso di entrare in contatto la vita, la storia, la quotidianità di intere comunità che non esistono più. Altrettanto incredibile, è il gruppo di persone con le quali ho lavorato. Se Ghost Town funziona, è solo grazie all’amore che ognuno di noi ha messo in questo progetto. Stabilire quale delle otto città sia consigliabile visitare, dal momento in cui ognuna di loro possiede una propria bellezza e unicità, non è per niente facile. Forse direi Pyramiden, la città fantasma delle Isole Svalbard nel circolo polare artico. Il luogo più lontano dal nostro concetto di vita occidentale, in cui non esiste internet e non c’è alcun modo di comunicare con il resto del pianeta, davvero affascinante e inquietante allo stesso tempo.
D.Remmidemmi è il tuo nome d’arte, letteralmente vuol dire baraonda ed è anche una espressione tedesca usata per incitare la propria squadra del cuore a segnare. Come mai la scelta di questo nome? R.Remmidemmi è il titolo di un brano dei Deichkind, un gruppo Hip Hop elettronico tedesco, in seguito reinterpretato in chiave Punk Rock da NENA, la regina del pop tedesco, quella che cantava “99 Luftballons” nel 1983, non so se ricordi la canzone. Ecco, quella seconda versione, mi mette una carica che non puoi immaginare ed è, a mio avviso, la più fedele al significato della parola “remmidemmi”, che vuol dire appunto: mandiamo tutto all’aria, facciamo un gran casino. Ho sentito all’istante che il suo suono affettato e tagliente era perfettamente in linea con quello che stavo facendo, ovvero: ribaltare la gente a testa in giù
D.”In Extremis”, ovvero foto di persone che si schiantano in ogni dove, non rinunciando mai a lasciare gli oggetti che tengono stretti in mano. L’attaccamento morboso agli oggetti credi sia un fenomeno recente o credi ci sia sempre stato? R.Credo sia un fenomeno che c’è sempre stato ma a causa della globalizzazione e il capitalismo, che ci ha travolto negli ultimi decenni, la sua forza ha raggiunto un livello incredibilmente violento e preoccupante. Viviamo in un mondo di plastica, fatto di amori e rapporti umani di plastica, in cui l’unica cosa che conta è il possesso dei beni materiali. Siamo bombardati da immagini e video pubblicitari che ci spingono a comprare, consumare, buttare e ricomprare, consumare di nuovo e così fino allo sfinimento. Questo fenomeno ci rende sempre più fragili, insicuri, soli. Esistiamo in base a ciò che possediamo, colmiamo i nostri vuoti con l’acquisto di cose spesso inutili ma che ci garantiscono un posto sicuro in società, anziché concentrarci sulla nostra forza e bellezza interiore. È terribile!
D.Le tue foto sono fondamentalmente di spalle, visto che ritrai degli schianti a terra. Il che presuppone una scelta non usuale delle modelle e dei modelli. Quali caratteristiche cerchi in chi poi immortali nei tuoi scatti? R.Ho bisogno di corpi snodati, liberi dalle tensioni, che mi permettano di essere modellati come fossero fatti di plastilina. Più gli arti sono scomposti maggiore sarà il risultato finale. Quello che sconvolge nelle foto è proprio questo aspetto.
D.Un altro anno è quasi già passato Sandro, e uno nuovo sta per iniziare. Bilanci sul 2017 e progetti per il 2018? R.Il 2017 è stato per me molto duro, ed anche per il progetto. Dopo tre anni e mezzo ininterrotti di grande lavoro, ho sentito la necessità di fermarmi per un po’ e riflettere. L’ultima foto di IN EXTREMIS l’ho scattata a maggio e il mese dopo ho iniziato a dedicarmi anima e corpo a GHOST TOWN. Cinque mesi di riprese e pure lì, tanta fatica. Ma ora sto vivendo una seconda rinascita. Ho appena terminato una mostra personale a Parigi, la docu-serie sta riscuotendo un enorme successo e tra poco organizzerò una nuova mostra a Milano e molto probabilmente subito dopo a Roma, la mia città. Quello che desidero di più, è inaugurare il 2018 con la quinta stagione di IN EXTREMIS… Muoio dalla voglia di ricominciare a “schiantare” gente e ho già in mente almeno una quindicina di foto nuove.
D.Sandro ti ringraziamo ancora, e ti salutiamo con un ultima domanda: Stai per cadere, il tuo viso è a mezzo metro dal pavimento. Per quale oggetto rischieresti la rottura del naso pur di salvarlo? E perchè? R.Un mese dopo la mia caduta in bici, un amico si è schiantato tra gli scogli, al mare, rompendosi una gamba per salvare il suo iPhone. Ecco, io farei forse lo stesso, ormai lì dentro c’è la nostra vita e ci viene automatico difenderla. In ogni caso, grazie a voi per questa bellissima intervista, e mi raccomando come sempre… Attenti a dove mettete i piedi!