“L’erotismo per me è nella provocazione dell’intravisto e non nella rappresentazione dell’esplicito: ogni sua possibile declinazione la considero una massima forma di libertà di espressione”. Siren Deti

Siren Deti Vintage Hot Love è un progetto iconografico, femminista e visionario di vintage fashion art.
E’ nato a Roma l’11 maggio 2018 ed è profondamente ispirato dalla cultura punk. Siren Deti, classe 1984, non è una fotografa di professione ma una donna alle prese con gli interrogativi insoluti della femminilità e l’urgenza di torcere i fallimenti legati all’incontro amoroso in una provocazione. Ciò che è in gioco nel racconto messo a nudo da ogni scatto è la sincerità di una bellezza che sempre origina da un punto cieco di orrore. Lo sguardo perso e sempre altrove è ricercato e impresso nelle pieghe del corpo femminile investito di un erotismo che non ha voce. L’urgenza di trasmettere una visione reperisce in un linguaggio popolare e urbano la sua chiave di espressione: il progetto è un incursione metropolitana, uno show improvvisato, un allestimento temporaneo che persegue lo shock come intenzione, avendo luogo di giorno e per alcune ore tra le persone. E’ nell’eversione che Siren Deti trova il proprio modo di raccontare attraverso le immagini, uno sguardo sempre ribelle alle convenzioni sociali e alle degradazioni della vita amorosa contemporanea capaci ancora oggi di effetti di devastazione.
Domanda. Ciao Sabrina e grazie per aver partecipato al nostro “T-Squirt incontra” con i tuoi scatti. Ma ora parliamo di te e del tuo progetto. Nella tua biografia sottolinei che non fai la fotografa di professione, ma è sicuramente una tua passione. Quando nasce l’amore per la macchina fotografica?
Risposta. Sin da quando ero bambina ero curiosa della macchina fotografica come oggetto strano e magico che trasforma lo sguardo in tatto: mio padre ne aveva una, e alle elementari ho cominciato a maneggiarla scattando foto ai miei compagni di classe. Il fatto che la realtà che guardavo potessi catturarla premendo un pulsante e ritrovarla stampata su carta, impressa e segnata dalla lente personale attraverso cui la leggevo e rappresentavo, ho sempre pensato fosse un’invenzione meravigliosa e terribile della storia per non perdere del tutto il passato e lasciar andare via quello che siamo. Scatto le mie serie con una compatta da 20 mega pixels: quello che finora è stato per me assolutamente prioritario è stato trasmettere la visione che mi abita, indipendentemente dalla potenza del mezzo che mi avrebbe consentito di farlo.
D. “Siren Deti Vintage Hot Love” è il tuo primo progetto, nato poco più di un anno fa. Come e perché nasce Siren Deti?
R. “Siren Deti” nasce al ritorno da un viaggio in Albania, e in lingua albanese traduce l’espressione “Sirena del Mare”, creatura mitologica e misteriosa che ho incontrato per la prima volta in Omero ed è stata oggetto delle mie fantasie di bambina. Nel 2010, mentre vivevo a Lisboa ha ripreso ad abitare fortemente la mia immaginazione: fiera e sola, ho sempre trovato che fosse una rappresentazione magistrale dell’estraneità che abita l’essere umano e mai si lascia imbrigliare dalle strette del genere sessuale. Provocatrice di seduzione, incarna alla perfezione l’oggetto della mia narrazione: la sincerità assoluta di una bellezza che si sprigiona da un punto cieco di orrore e si lascia proteggere dall’abbraccio che sempre occorre sapersi dare da sole. Per questo ho voluto che il logo del progetto fosse un mandala disegnato da un corpo di Sirena che con la chioma si tocca la coda. Siren Deti Vintage Hot Love è stata una risposta ad un’urgenza, quella di riuscire a torcere dopo molti anni di sofferenza e ripetizione atroce, la devastazione che è seguita alla cesura brutale di un amore, in una provocazione che si destinasse agli uomini e alle donne. Le mie foto sono un imperativo e al contempo un monito in rapporto agli effetti di quella che già Flaubert nel 1856 definiva in Madame Bovary come la “naturale vigliaccheria che caratterizza il sesso forte”; l’incontro con l’altro che contatta la fragilità non come qualcosa di prezioso e raro – da tenere in conto e di cui avere cura – ma come la lama con cui infierire e tagliare la carne che non rimargina, mai deve portare a cedere quella proprietà che sempre deve restare per ciascuno fondamentale e consiste nel vedere, udire e dire! Le degradazioni della vita amorosa contemporanea non fanno che nutrirsi dell’aberrazione che consegue a tale cessione.
D. Dalle tue foto si nota subito l’ispirazione punk. Ed abbiamo apprezzato molto. Hai dei riferimenti artistici o di altro tipo inerenti questo movimento?
R. Il punk ha rappresentato per me l’incontro con la verità radicale di due concetti che non implicano assoluzione alcuna: eversione e sovversione. Un’inversione di marcia che ciascuno può avere il coraggio di attuare nella banalità di ogni piccola vita non accettando compromessi, rompendo con la tradizione, non aspettandosi il vantaggio personale che sempre ricerchiamo dagli altri e dalle cose. È complesso dimostrarsene all’altezza ma io lascio che ispiri e orienti sempre la mia azione. Le incursioni di Siren Deti nella città, tra la gente, sono un modo di provocare un disordine a cui ci si appassioni. Ogni volta che con le mie ragazze scendiamo in strada, non c’è bisogno di spiegazione: la gente ci sorride e coglie che quello che faccio è dell’ordine di una finzione che rivela paradossalmente con gioia, paura, debolezza, terrore. Il mio trucco è imperfetto. Le posizioni innaturali e scomposte. Lo sguardo, sempre altrove. Siren Deti Vintage Hot Love è un raid urbano e uno show improvvisato: è scomodo ma noi ci divertiamo un sacco! Ramones, The Clash, Blondie, Sex Pistols, Joy Division, Nick Cave and the Bad Seeds, hanno impattato prepotentemente con la loro poetica contro la mia storia. La ricerca di uno stile è stata la prima forma con cui quindici anni fa mi sono ingaggiata nel tentativo di esprimere la mia stravaganza, divenendo ad oggi lo strumento singolare con cui provoco quello shock che desidero e voglio, e di certo è l’effetto di una passione profonda che ho per il vintage e più in generale, la moda. Ho sempre trovato che l’enunciato di Nietzsche – lo stile è tutto nella vita – fosse carico di una intenzione straordinaria e che definisco politica. Se dovessi pensare a qualcuno che nel mondo della moda è riuscito a fare dello stile un’azione che buca la società e sovverte l’ordine, beh è una donna e un baluardo della cultura punk, è Vivienne Westwood.
D. Qual è il processo creativo che anticipa i tuoi shooting? Quanta rigida programmazione e quanta libera improvvisazione c’è nei tuoi lavori?
R. Essendo cresciuta in una realtà di provincia, ho fortemente voluto che Siren Deti fosse una performance art di strada. Ogni shooting è preceduto dalla ricerca del luogo che andrà ad ospitare la performance. Prediligo scenari underground, luoghi intrisi di cultura popolare o affettivamente legati alle esperienze che direttamente mi hanno riguardata. Penso e preparo gli outfits con abiti che indosso e colleziono nel mio armadio, costruendoli in modo da tessere i corpi come trama della storia che andrò a raccontare. Il trucco e le acconciature sono estemporanee. Ho una idea precisa di cosa ogni volta voglio che lo scatto possa inscenare, e che mi orienta dall’istante in cui inizio a pensarlo ma la performance resta una esperienza sensibile alle più diverse variabili che intervengono nella temporaneità di un allestimento in cui desidero che anche il contesto giochi la sua parte. Sono attratta da fisicità, corpi e volti diversi tra loro ma in ciascuno c’è sempre l’intenzione esplicita di ritrovare la mia posizione di donna ed essere umano: ho cominciato fotografando le donne che amo e stimo, le mie amiche, e con Teen Mermaids ho voluto incontrare nella stranezza di giovanissime creative in cui ho rivisto la natura dirompente di un messaggio che deve essere inoltrato, il mio sguardo. In un momento preciso della mia storia, Siren Deti è stata un’invenzione, un modo per guardarmi dal di fuori ed estrarre qualcosa di quello che in me non funziona volgendolo in un nonsense che abbaglia e genera stupore.
D. Le tue foto hanno un taglio provocatorio, quali sono le emozioni e le sensazioni che vuoi suscitare a chi le osserva?
R. Le mie foto, come sottolinei, provocano. Voglio che ciascuno guardandole possa leggerle con occhi propri e dirne qualcosa. Spesso trovo in irriverenza e black humour una chiave per inscenare il modo in cui nella mia storia mi sono opposta ai dettami di cui è stata intrisa la mia educazione ma la mia intenzione è che gli scatti parlino agli uomini e alle donne nell’ordine di un interrogativo che si desta per mezzo della potenza evocativa di un’immagine in merito a ciò che della femminilità ci sfugge e la società sempre copre. È questa la ragione per cui definisco il mio progetto femminista. Non c’è in Siren Deti Vintage Hot Love odio per gli uomini né una rappresentazione del “fare uomo” come possibile soluzione a ciò che di strutturalmente non va nel rapporto uomo-donna ma la ricerca di una risposta singolare a quello che ciascuna rimprovera in fondo alla propria madre ovvero di non averle insegnato Che cosa mai potesse voler dire essere una donna. Ognuna ahimè dovrà scoprirlo e troverà il suo modo per farlo!
D. Nella tua biografia c’è un passaggio che mi piace molto, questo: “ Lo sguardo perso e sempre altrove è ricercato e impresso nelle pieghe del corpo femminile investito di un erotismo che non ha voce”. Mi piacerebbe se approfondissi questo concetto e vorrei inoltre chiederti cos’è per te l’erotismo e che ruolo ha il corpo femminile nelle tue foto? Muse? Oggetto? Soggetto?
R. In Siren Deti il corpo femminile è Musa – ispirazione investita di desiderio – mai ridotto ad oggettificazione. L’abito ne disegna le linee senza profanazione. L’erotismo per me è nella provocazione dell’intravisto e non nella rappresentazione dell’esplicito: ogni sua possibile declinazione la considero una massima forma di libertà di espressione.
D. La Live Performance è un altro dei tanti linguaggi che ti appartengono. Quali esperienze hai a riguardo? E cosa ti piace delle live performance.
R. Siren Deti Vintage Hot Love è nato come un progetto fotografico amatoriale. In un anno e mezzo la sua evoluzione è stata inattesa e questo fa sì che resti un work in progress. La live performance è di certo la modalità che ho trovato per avvicinare quello che faccio alle persone che ci guardano: è qualcosa che sovverte il quotidiano e che trasforma me e le ragazze. Quando traduco la mia vintage performance art in un evento per un locale, tutto deve necessariamente essere più concentrato ed immediato rispetto al tempo dello shooting: c’è un pubblico che è venuto appositamente a guardare, e questa è la differenza con il raid metropolitano, sorprendere sarà più complicato ma è una sfida che ogni volta amo accettare. Il live mi mette ogni volta alla prova e alla regia di qualcosa di inedito e magico che ha a che fare con l’unicità delle donne che fanno parte della mia Tropa. Il nostro è a tutti gli effetti uno SHOW.
D. Stai lavorando sulla serie fotografica del tuo prossimo SOLO SHOW – “ESSE” – che sarà allestito e inaugurato al RU.DE il prossimo 7 Dicembre 2019, nel cuore di Centocelle – Roma. Ci regali qualche anticipazione?
R. Questo allestimento fotografico è un omaggio alle donne che osano e abbracciano la propria femminilità come realizzazione e scoperta fondamentale che va al di là e oltre lo status sociale di moglie e madre. Non potevo che scegliere la vigilia di un giorno culturalmente significativo per la nostra tradizione, per omaggiare il segno grafico associato alla XVII lettera dell’alfabeto italiano nonché il termine designato ad indicare il pronome personale femminile nella forma plurale, e la consonante iniziale di aggettivi qualificativi di indubbio significato come SCARLATTA, SCOMPOSTA, STRANA, SANTA, SPREGIUDICATA, SESSUATA, con una performance live.
D. Sabrina, abbiamo parlato del tuo passato, del tuo presente. Cosa ti auguri invece per il tuo futuro? Sia in ambito artistico che personale? Noi ci auguriamo di incontrarti presto, per ora ti ringraziamo per il tempo che ci hai donato.
R. Mi auguro che Siren Deti Vintage Hot Love faccia parlare di sé. Desidero che le ragazzine di oggi possano incontrare nel suo linguaggio un modo per raccontarsi. Sogno tra qualche anno di poter dire che non è più la mia creatura ma appartiene a molti altri. Da un punto di vista personale sono fiera che sia la mia rivalsa contro l’oscenità umana con cui ho avuto a che fare.
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