Hira alla ricerca di sesso senza impegno tramite Tinder

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“Ti va di provare Tinder per noi?”

E certo.

“Vogliamo creare un profilo femminile e uno maschile, e provare la app una settimana.
Il progetto è quello di sondare Tinder e scoprire se davvero serva o no allo scopo.”

Potete leggere le sorti del profilo maschile nell’articolo “Tinder, una settimana, quasi, in cerca di sesso nella nota applicazione per incontri”.
Vi spoilero il finale: serve.
Se vi interessa incontrare qualcuno, per un aperitivo oppure direttamente una main course, Tinder funziona.
Vi rivelo subito il finale nel caso siate donne pragmatiche sinceramente interessate agli incontri, come me.
Mi dedicherò quindi, nel raccontarvi l’esperienza, a spettegolare sull’accaduto.
Praticamente immaginate me e voi a fare gossip e metterci bigodini e smalto come le Pink Ladies.
Devo trovarmi un Alter Ego.
Mi immagino mora, volto ovale. Poco trucco, sono troppo self confident. Cantante di professione, amante dell’outdoor, dei viaggi, in alcune foto danzo su un set, in altre mostro delle belle gambe, e aggiungo anche una foto di Nick Cave.
Scarico la app.
Come mi chiamo?
Mi viene in mente S1m0ne.
Optiamo per Simona, va, che è più alla mano.
Associo un numero telefonico attivato ad hoc, una mail nuova, e siamo pronte.
Appena apro scopro in maniera piuttosto intuitiva la funzioni base della app; in sostanza se
fai uno swipe a sinistra scarti il profilo, e se lo fai a destra invece esprimi interesse.
E qui inizia la vera interazione tra utenti.
Se la persona avrà, a sua volta, fatto, o farà lo stesso con te, ci sarà un match, ovvero la
compatibilità con la quale hai accesso a un contatto, al momento virtuale, con il tipo che ti è piaciuto.
Se considero che Simona ha 29 anni, e il suo spettro di azione è stato impostato dai 25 ai
40, mi rendo conto che sto interagendo con dei veri gentleman, al momento.
Mi spiego meglio.
Partiamo dal presupposto che sono piuttosto condizionata dal giudizio di altre persone, le
quali mi hanno descritto questo ambiente come un sottobosco pullulante di fauni affetti da
priapismo, eppure tutti i ragazzi/uomini che mi stanno scrivendo sono gentili, tentano di fare breccia in maniera gradevole, nessuna allusione diretta.

Articolo su Tinder illustrato da hira.com
Illustrazione realizzata per noi da Hira.

 

Insomma, questo posticino fa sembrare i Direct Message di Instagram una cloaca maxima, a confronto.

Il mio telefono impazza di notifiche, gif, cuori e frasi ad effetto.
Rispondo a diverse richieste, e dopo un po’ vedo emergere alcuni personaggi, che si
accavallano e combattono una inconsapevole battaglia per attrarre la mia attenzione.
Il primo di loro a farsi notare è il Viaggiatore, balayages invidiabili, comincia a raccontarmi
dei suoi viaggi, passando per l’MTB e il surf. Mi sento un po’ distratta mentre ci scriviamo,
forse perché Il Tronista, parallelamente, mi avvicina con la forma di seduzione più scontata, ossia l’addome scolpitissimo e il sorriso ultrawhite. Devo però ammettere che tra i due, forse il surfer mi sembra più concreto, e, in pieno stile freesoul, mi rivela essere in zona per poco tempo, per poi ripartire e, credo, non tornare. Intanto vedo emergere, con insistenza, Il Ragazzo Triste, che merita di essere menzionato perché parrebbe avulso a un tipo di ambiente del genere, in quanto si prevede che ci sia uno scambio piuttosto brillante di battute, una sorta di speed date virtuale nella quale scarichi le tue cartucce migliori nel tentativo di portare a casa il risultato.
Ma lui si limita semplicemente a inserirsi tra una mia chat e l’altra, e sempre con la stessa
identica frase.
Me lo immagino con le fattezze di Ih-Oh.
Ma questo non è un luogo monotono, anzi, proprio mentre leggo il suo ennesimo “Ciao, che fai?”, scende il campo L’Intellettuale. Qui spiego la mossa di Nick Cave. Fiutando un territorio che possa mostrare la sua cultura, manifesta un interesse disinteressato (sic!) verso l’interlocutrice, quasi a lasciar intendere che lui sia lì per caso e che vi abbia degnato della sua attenzione.
Le conversazioni si intrecciano e cominciano a delineare le potenzialità in termini di seduzione dei partecipanti. Il viaggiatore è il più easy, come sua natura vuole, ma, non riuscendo a chiudere la promessa di un appuntamento in tempi consoni alla sua frenetica vita, abbandona il campo. Me lo immagino, chioma la vento e gomito fuori dal finestrino, allontanarsi verso l’orizzonte, sul suo  furgoncino Volkswagen.
Mi ritrovo, quindi, spettatrice di una Giostra, dove i due Cavalieri rimasti si contendono
l’attenzione della nobildonna sfoggiando le loro qualità migliori. Il Tronista mi rapisce
parlando di alfabetaidrossiacidi contenuti nelle sue creme antietà (che mi consiglia) e
descrivendomi le sue interminabili sessioni di crossfit, mentre L’Intellettuale mi snocciola
titoli di mezza filmografia esistenzialista francese.
E Ragazzo Triste che, inconsapevolmente, fa da ring-card boy con il suo Leitmotiv,
sbucando dal nulla.
Il vivace carosello non accenna a spegnersi, ma nel pieno della contesa ecco arrivare una
notifica inaspettata, a sospendere la contesa.
Alberto Angela mi ha messo il like.
Impossibile sia proprio il desideratissimo Alberto, venuto direttamente della tv che conta a
dispensare like su Tinder, ma perché non rispondere?
Ricambio il like.
Messaggio in chat, entro pochi secondi:
Ti va un po’ di divulgazione scientifica solo io e te, te ed io?
Qui si conclude ogni contesa.
Perché nulla ha attratto la mia attenzione quanto la sua travolgente simpatia.

E ammetto che, se non temessi che dietro questo profilo fake potrebbe nascondersi Almost Blue, io un appuntamento glielo darei volentieri.
Questa è un’alchimia che si è creata tra due persone che, di fatto, nella realtà, non esistono.
Traendo le conclusioni, alla fine di questo racconto, credo che Tinder funzioni.
Magari tra persone come Sim0ne e Alberto.

 

L’articolo è stato scritto e illustrato per noi da Hira
Contatti
Sito: iamhira.com
Instagram: @i_am_hira_dot_com

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