Per il quarto appuntamento di Ink T-Squirt siamo lieti di ospitare Viola Gesmundo, archietetta, illustratrice e urban artist italiana nata a Foggia ma che vive e lavora a Torino. Abbiamo già avuto il piacere di intervistare Viola Gesmundo in occasione dell’uscita della sua prima t-shirt Clito. Potete leggere la nostra intervista su tsquirt.com (CLICCA QUI).
Se nell’intervista su T-Squirt con Viola abbiamo affrontato il suo percorso artistico, le sue esperienze e il suo stile, in questa intervista abbiamo avuto l’opportunità di esplorare con lei tematiche inerenti la sessualità, il corpo, la censura e tanto altro ancora.
Ciao Viola, e grazie per aver partecipato al nostro INK T-Squirt, per noi è davvero un grande piacere. Dopo la chiacchierata su T-Squirt in cui abbiamo parlato di tante cose, siamo qui su Queef Magazine per conoscere un altro lato di te e soprattutto della tua arte, quello legato alla sessualità e all’erotismo. La prima domanda è però sul disegno che hai realizzato per noi, come nasce e cosa ti ha ispirato?
Ciao T-Squirt, è sempre divertente ed utile collaborare con voi, soprattutto perché siete senza filtri ed è ciò a che a volte serve in questa nostra Italia che a volte censura e si autocensura.
Il disegno Clito può essere quello che ci vedi. Come i bambini anche gli adulti hanno diverse sensibilità ed ognuno in un disegno può vederci tante cose diverse.
Clito é la seconda di tre immagini illustrate per il vostro articolo sull’utilità della masturbazione in piena pandemia. (ndr. CLICCA QUI per leggerlo)
Il trittico, che è disponibile anche come stampa sul mio shop Etsy, rappresenta tre scene, se vogliamo tre situazioni di autoerotismo ispirate all’esplorazione del proprio corpo. Molte persone lo hanno riscoperto in pandemia ed è bellissimo perché “io non ho un corpo, io sono un corpo”, come diceva Maurice Merleau-Ponty e sotto suggerimento di mia madre: occorre scoprirlo fino in fondo e con orgoglio.
La prima immagine rappresenta una donna vista di spalle in procinto di toccarsi, sta esplorando; la seconda è il dettaglio di una mano con un fiore/vulva e pistillo\clitoride e la terza è una donna in vasca che si procura piacere.
Tra le tue illustrazioni non manca il nudo. Sia murales che illustrazioni e collaborazioni. Cosa ti spinge a “spogliare” i tuoi soggetti?
I miei soggetti sono nudi perché si presentano nella loro trasparenza così come sono fatti, come dovrebbe essere, i vestiti spesso coprono delle differenze bellissime nelle persone. Le particolarità del nostro corpo sono una questione di mode, filoni di pensiero e vengono etichettate come strane e diverse in modo dispregiativo. Ricordiamoci che la pelle è fatta di migliaia di texture diverse, nessuna pelle è uguale ad un’altra. Pensiamo alle lentiggini, le smagliature, la buccia d’arancia, i nei, le bruciature, le ferite sul nostro corpo ci caratterizzano e ci ricordano che abbiamo una storia, la pelle è la nostra armatura, non i vestiti.
Recentemente hai realizzato in collaborazione con la fotografa Irene Mina (https://www.instagram.com/irene_mina) la serie DOMESTIC BECOMES SHARED/ CITY DIVING INTO HOUSES (IL DOMESTICO DIVENTA CONDIVISO/LA CITTÀ SI TUFFA NELLE CASE ). Come nasce la serie e cosa racconta ?
Questo progetto è nato spontaneamente in un giorno di pioggia e di ennesimo isolamento nel 2020\2021. Irene è un’amica fotografa e tra le chiacchiere è venuto fuori che sarebbe stato bellissimo approfittare della città vuota girando nude per le strade. Così è nato il progetto IL DOMESTICO DIVENTA CONDIVISO/LA CITTÀ SI TUFFA NELLE CASE, un mix tra fotografia e illustrazione per riflettere sulla situazione attuale e immaginare scenari fantastici, ma soprattutto un antidoto per contrastare la momentanea sospensione della vita.
Pensando ad un futuro prossimo senza più persone per strada, i protagonisti ideati sono due personaggi che si aggirano nudi, spogliati di tutto, per la città, svolgono azioni e provano sensazioni quotidiane, legate alla normalità del domestico.
I personaggi delle nostre opere fanno la cacca e pipì in giro, rispettando però l’ambiente; si rilassano nudi su delle sedie, visitano la città senza mutande e si arrampicano. Girare nudi per le città sarebbe il mio desiderio ma questo non è possibile. Già esibire i propri corpi in parte nella nostra società è visto da alcuni uomini e donne come un oltraggio, si è vittime di catcalling e di commenti volgari non richiesti ed è per questo che qualcosa deve cambiare al più presto.
La situazione è così imbarazzante che anche una donna che allatta o una ragazzina in short sono sessualizzate ad ogni costo; negli spazi pubblici, bus, metro, le donne subiscono ancora abusi per un “modo di vestire” figuriamoci nude, non siamo pronti.
Sempre legato in qualche modo al corpo, o a parte di esso, hai realizzato un alfabeto le cui estremità di ogni lettera sono dei seni femminili. Molto divertente e giocoso. Cosa ti ha spinto a realizzarlo? La rivincita dei capezzoli sui social?
Si, ho realizzato un alfabeto con seni di diversi colori, forme e dimensioni seguendo la call alla pagina instagram @36daysoftype.
Ho disegnato dei seni con capezzoli in evidenza per provocare una riflessione: su un petto maschile, con o senza pelo, i capezzoli non creano problemi ma se il petto è quello femminile i social li bannano. Perché? Forse è la censura della società patriarcale nella quale viviamo? Perché il seno femminile è sempre associato alla sessualità? Perché si continuano a vedere pubblicità che sessualizzano a tutti i costi il corpo femminile? A volte anche se è un seno che allatta in pubblico viene visto e commentato. Non so dare una risposta ma con le mie illustrazioni voglio che si parli di seni, tette, capezzoli, allattamento e libertà.
A proposito di capezzoli e social, anticipo una domanda che ti avrei fatto nel finale della nostra intervista. Cosa ne pensi della censura sui social? E qual è il tuo rapporto essi?
In Italia, nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, siamo 41esimi su 208 stati quindi siamo messi piuttosto male. Penso che il rispetto del prossimo ci debba essere sempre ma bisogna farlo con astuzia, bisogna lasciare lo spettatore, il lettore, chiunque veda legga articoli e veda immagini, libero di interpretarle senza offendere la storia che c’è dietro ognuno/a. Le illustrazioni ed i libri sono il miglior nemico dell’ignoranza. Basti pensare che in Italia i libri per spiegare la sessualità sono pochissimi e nelle scuole si insegna religione e non educazione sessuale. Ricordiamoci che nel 2015 il sindaco di Venezia, e a seguire altri comuni italiani, ha stilato una lista di libri per l’infanzia considerati proibiti perché vicini all’idea gender. Ma di cosa stiamo parlando? Credo nel potere dell’illustrazione come filtro per spiegare alcuni concetti, bisogna “ingannare” il web e la censura ed utilizzare le immagini per parlarne. Questo potere è sorprendente!
Riguardo i social e nello specifico Instagram, quali profili/account di artisti o altro riguardanti la sessualità o l’erotismo segui e consiglieresti, a noi e a chi ci legge, di seguire?
Tara Booth, Cumpug, Apollonia Saintclair, Giovanna Casotto, Olivia De Berardinis
Per noi hai realizzato delle bellissime illustrazioni legate alla sessualità e a prescindere dal tema i tuoi disegni riescono sempre a essere delicati e mai in quello che per alcun* può essere considerato volgare. Dono naturale o nel processo creativo che anticipa la realizzazione metti dei paletti a ciò che la testa ti suggerisce e ciò che i tuoi occhi vogliono osservare a disegno finito? Non parlo di autocensura ma di scelta estetica.
Grazie per la bella domanda e la risposta è già lì. Il mio scopo è proprio quello di nascondere dietro un’illustrazione un dettaglio che ad un occhio più attento faccia dire “AH! Ecco perché!”. L’illustrazione finita deve essere per m comprensibile e piacevole nel bilanciamento dei colori e dell’immagine anche per un passante distratto sui social ma allo stesso tempo al dettaglio non rinuncio, è sempre necessario. Prima di essere pubblicata, un’immagine passa sempre dall’occhio attento della mia famiglia femminista, mio fratello, il mio compagno e le amiche ovviamente e solo dopo mi ritengo soddisfatta. È importante confrontarsi con altri esseri umani con diverse caratteristiche per vedere cosa passa di quell’immagine, il pubblico web può essere immenso e spero sempre di non offendere qualcuno/a.
Nell’intervista pubblicata su tsquirt.com ci racconti come ti preme sollevare temi come l’orgasm gap femminile, il cat calling, il bodyshaming. Che importanza può avere un artista e le sue opere in tutto questo?
É essenziale per me disegnare come lo è portare le mie riflessioni nelle mie illustrazioni. Le battaglie quotidiane verso il mio senso di giustizia sono sempre presenti nelle mie illustrazioni. Credo che alcuni temi vadano trattati perché la società seppur ancora troppo improntata dal maschilismo sta iniziando pian piano ad accettare la bellezza della diversità e, quindi, ad affrontare temi finora censurati. Mi preme parlare di sessualità soprattutto femminile, anche se si usano tutti termini anglofoni, il problema è mondiale. Si parla di orgasm gap per sollevare il divario imbarazzante tra donne e uomini che raggiungono l’orgasmo. Un sondaggio nazionale sulle pratiche sessuali ha rilevato che le donne riportano solo l’orgasmo per ogni 3 riportato da un uomo; anche le donne eiaculano; anche le vagine possono emanare aria; è importane parlare di queste cose perché finora si è sempre parlato di piacere maschile, ma il piacere femminile esiste e delle pratiche intorno a questo devono essere di pubblica informazione.
Oltre alle illustrazioni hai realizzato e partecipato come modella al progetto “Donne apparentemente in cucina” © +”Melancholia”, foto di Eccelsa Elsa (@eccelsaelsaquaglia) . Raccontaci come ha preso forma e vita.
Elsa è una mia cara amica e con lei condivido molte tematiche sulla libertà del corpo femminile e maschile. Elsa riesce sempre a cogliere quel lato intimo di chiunque ed è una fotografa bravissima molto empatica. Donne apparentemente in cucina è una ricerca che avevo iniziato durante una mia art-in-residency nel 2016 a Rotterdam presso Stiching Bad. Volevo rappresentare i momenti intimi e di libertà delle donne nella loro intimità, spesso apparentemente solo alle prese con figli e faccende domestiche. Le mie “personagge” non si annoiano mai a stare sole, esprimono ciò che sono, lontane da occhi indiscreti, sono più libere che mai, si muovono nude negli spazi domestici, fanno capriole, mangiano in bagno e si sdraiano nella vasca vuota. Le donne nelle case possono anche disegnarsi il corpo nudo ed è quello che ha meravigliosamente immortalato Elsa all’interno del mio ex-studio in Cavallerizza a Torino, un luogo occupato per anni da artisti, ora con un futuro incerto.
Viola ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato. Prima di salutarci un’ultima domanda che riguarda il tuo lavoro e le tematiche affrontate insieme a te in questa intervista. Hai un progetto che ti piacerebbe realizzare o a cui stai lavorando riguardo tematiche inerenti la sessualità?
Grazie a voi T-Squirt!
Abbiamo appena finito di girare con i designer Testatonda le interviste per WovoStore, si parla di sessualità. Ho realizzato per loro un’illustrazione su due arredi della collezione Pink’s not dead dei Testatonda, sono rappresentati peni, vagine e capezzoli e seni che allattano.
Un mio desiderio grande sarebbe fare un libro ricolto a bambini e bambine che parli di sessualità, dei corpi da studiare così come lo sono gli animali e le piante, niente di osceno.
È appena uscito “Ci sono mamme” con Matilda Editrice, un libro che parla di donne, delle sfaccettature di essere madre, della diversità dei corpi, bellezze e disagi.
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